Dalle Antichità di Beroso Caldeo
Frammenti di un sapere perduto ai primordi
dell’umanità
a cura di Lucio Tarzariol
Sopra Lucio Giuseppe Tarzariol da Castello Roganzuolo con in mano due copie delle Antichità caldaiche di Beroso
Introduzione
Quelli che vi presento sono il sunto di frammenti di un libro importantissimo che oggi dovrebbe riappropriarsi della sua dignità dato che la Storia, “sempre soggiogata dai poteri di turno”,gliela tolse quasi cinquecento anni fa. Un libro arcaico che riporta la vera storia dell’umanità. Stiamo parlando delle “Antichità Caldaiche” di Beroso Caldeo e riproposte da Annio da Viterbo tratte dai tre libri della perduta“Babyloniaká”, la Storia di Babilonia che ben pochi conoscono e che viene considerata un falso ed un mito, tanto falso che dalle mie ricerche traendo da molti altri libri come i libri di Enoch, Baruch, Stanze di Dzian, ecc. e dalle recenti scoperte archeologiche, come Voi stessi potrete ben presto constatare,rivelala vera storia nascosta e dimenticata dall’uomo d’oggi.Rimane indiscutibile per chiunque si approcci a questi scritti constatare che il genere umano, ha subito accelerazioni evolutive e decelerazioni evolutive cicliche nel corso delle ere, grazie, per l’appunto, all’intervento di “forze esterne” ed è ovvio chiedersi chi sono?
Quelli che vi presento sono il sunto di frammenti di un libro importantissimo che oggi dovrebbe riappropriarsi della sua dignità dato che la Storia, “sempre soggiogata dai poteri di turno”,gliela tolse quasi cinquecento anni fa. Un libro arcaico che riporta la vera storia dell’umanità. Stiamo parlando delle “Antichità Caldaiche” di Beroso Caldeo e riproposte da Annio da Viterbo tratte dai tre libri della perduta“Babyloniaká”, la Storia di Babilonia che ben pochi conoscono e che viene considerata un falso ed un mito, tanto falso che dalle mie ricerche traendo da molti altri libri come i libri di Enoch, Baruch, Stanze di Dzian, ecc. e dalle recenti scoperte archeologiche, come Voi stessi potrete ben presto constatare,rivelala vera storia nascosta e dimenticata dall’uomo d’oggi.Rimane indiscutibile per chiunque si approcci a questi scritti constatare che il genere umano, ha subito accelerazioni evolutive e decelerazioni evolutive cicliche nel corso delle ere, grazie, per l’appunto, all’intervento di “forze esterne” ed è ovvio chiedersi chi sono?
BerosoCaldeo
Beroso, come disse l’abate Filippo Bianco a pag. 98 nel suo testo di Lessicomanzia stampato nella stamperia del Genio Tipografico di Napoli nel 1831, riprendendo dagli antichi classici: “fu un gran istorico, e grande astrologo. Per la sue predizioni i cittadini dell’Attica gli inalzarono una statua nella loro scuola colla lingua di oro”.Beroso o Berosso - Βήρωοσ(σ)ος/Βηρωσ(σ)ός/Βήροσος in greco antico (greco da Bel-Re'ushu, "Il Signore (Bel=Marduk) è il suo pastore"); fu un sacerdote di Marduk un astronomo e astrologo babilonese vissuto tra il IV e il III secolo a.C., celebre per aver composto in greco, per l’appunto, la “Babyloniaká”, ossia la Storia di Babiloniain tre volumi .Lo stesso Beroso affermò di essere contemporaneo di Alessandro Magno, operò ad Atene e pare abbia avuto, per l’appunto, il compito di redare un sunto degli antichi testi sumero accadici custoditi negli archivi degli annali dei re, probabilmente per integrare il vuoto storico dei greci che avevano scritto solo fino a Foroneo (secondo vari miti, il primo uomo nato sulla terra fu Foroneo figlio di Inaco, una divinità legata ai fiumi e di una ninfa chiamata Melia). Secondo l’architetto romano Vitruvio I a. C. avrebbe fondato anche una sua scuola di astrologia a Cos, isola greca del Mar Egeo. L'opera di Beroso è andata perduta, ma ne sono giunti frammenti risalenti ad Abideno (storico greco antico, autore di una Storia dell'Assiria a sua volta tratta dagli scritti di Megastene e per l’appunto, Beroso che usò come fonti per la sua opera. Cirillo afferma che scrisse in dialetto ionico. Molti frammenti della sua opera sono conservati da Eusebio, Cirillo e Giorgio Sincello; un importante frammento, che chiarisce alcune difficoltà relative alla storia assira, è stato scoperto anche nella traduzione armena del Chronicon di Eusebio). Altra fonte ci viene dal monaco di Costantinopoli, noto come Syncellus o Synkellos (VIII secolo d.C.) che aveva tratto il materiale dalle perdute "Cronache" del padre della Chiesa Eusebio di Cesarea (260-340 ca. d.C.) il quale a sua volta aveva attinto da un’epitome dei libri di Beroso fatta nel primo secolo a.C. dallo storico, etnografico e antiquario Alessandro di Mileto chiamatoPolistore per la vastità dei suoi interessi.
Beroso, come disse l’abate Filippo Bianco a pag. 98 nel suo testo di Lessicomanzia stampato nella stamperia del Genio Tipografico di Napoli nel 1831, riprendendo dagli antichi classici: “fu un gran istorico, e grande astrologo. Per la sue predizioni i cittadini dell’Attica gli inalzarono una statua nella loro scuola colla lingua di oro”.Beroso o Berosso - Βήρωοσ(σ)ος/Βηρωσ(σ)ός/Βήροσος in greco antico (greco da Bel-Re'ushu, "Il Signore (Bel=Marduk) è il suo pastore"); fu un sacerdote di Marduk un astronomo e astrologo babilonese vissuto tra il IV e il III secolo a.C., celebre per aver composto in greco, per l’appunto, la “Babyloniaká”, ossia la Storia di Babiloniain tre volumi .Lo stesso Beroso affermò di essere contemporaneo di Alessandro Magno, operò ad Atene e pare abbia avuto, per l’appunto, il compito di redare un sunto degli antichi testi sumero accadici custoditi negli archivi degli annali dei re, probabilmente per integrare il vuoto storico dei greci che avevano scritto solo fino a Foroneo (secondo vari miti, il primo uomo nato sulla terra fu Foroneo figlio di Inaco, una divinità legata ai fiumi e di una ninfa chiamata Melia). Secondo l’architetto romano Vitruvio I a. C. avrebbe fondato anche una sua scuola di astrologia a Cos, isola greca del Mar Egeo. L'opera di Beroso è andata perduta, ma ne sono giunti frammenti risalenti ad Abideno (storico greco antico, autore di una Storia dell'Assiria a sua volta tratta dagli scritti di Megastene e per l’appunto, Beroso che usò come fonti per la sua opera. Cirillo afferma che scrisse in dialetto ionico. Molti frammenti della sua opera sono conservati da Eusebio, Cirillo e Giorgio Sincello; un importante frammento, che chiarisce alcune difficoltà relative alla storia assira, è stato scoperto anche nella traduzione armena del Chronicon di Eusebio). Altra fonte ci viene dal monaco di Costantinopoli, noto come Syncellus o Synkellos (VIII secolo d.C.) che aveva tratto il materiale dalle perdute "Cronache" del padre della Chiesa Eusebio di Cesarea (260-340 ca. d.C.) il quale a sua volta aveva attinto da un’epitome dei libri di Beroso fatta nel primo secolo a.C. dallo storico, etnografico e antiquario Alessandro di Mileto chiamatoPolistore per la vastità dei suoi interessi.
Beroso ripreso da Annio da Viterbo e Francesco Sansovinio
L’attenzione a Beroso nel periodo rinascimentale la si deve al testo del frate domenicano e umanistaAnnio da Viterbo, vero nome Giovanni Nanni vissuto tra il 1432 e il 1502che propose una visione nuova della storia universale e per tale motivo ritenuto al tempo un falso da autori come:Jacques Lefèvre d'Étaple, Pietro Crinito e Giuseppe Giusto Scaligero. Per cui c’è da chiedersi se il povero frate domenicano, avrebbe dedicato tutto il suo tempo e l'enorme mole di studio solo ad uno scopo finalizzato “alla sola causa della falsificazione storica”? Annio per la sua operaebbe la possibilità di cercare e raccogliere informazioni fra i codici originali manoscritti dell’immensa biblioteca vaticana.Probabilmente riuscì a consultare libri proibiti di teologia ed anche quei libri leggendari quali: Il libro perduto di Re Og, l’ultimo sovrano biblico superstite della stirpe dei Refaim, quelpopolo dei giganti, forse imparentato con gli antidiluviani Nephilim citati nei testi biblici, od ilLibro dei Giganti, ritrovato anche tra i papiri di Qumran, che potrebbe far parte dei libri attribuiti al patriarca Enoch. I giganti, in questione sarebbero sempre quei figli degli angeli caduti, con a capo Semeyaza, discesi dal cielo per unirsi alle donne terrestri e che insegnarono agli uomini la lavorazione dei metalli, come il titano Prometeo.Nel Libro dei Giganti di Qumram che ci è pervenuto, si parla della nascita dei Giganti e delle loro violenze e sopraffazioni, e successivamente delle visioni premonitrici che alcuni di essi hanno in sogno. La prima visione è di Mahway, il figlio dell'angelo vigilante Barachele, che sogna di una tavoletta con una lista di nomi che viene immersa nell'acqua e, una volta estratta, risulta del tutto cancellata, tranne che per tre soli nomi. Mahway racconta il sogno agli altri Giganti, che ne discutono insieme e ne comprendono il significato: arriverà un diluvio universale che ucciderà tutti, tranne Noè e i suoi tre figli Sem, Cam e Jafet. Tra gli interlocutori della discussione, oltre a Mahway, troviamo Ohya e Hahya, i figli di Semeyaza, e, incredibilmente, anche Gilgamesh, il mitico re sumero di Uruk, in un interessante, “e non casuale” intreccio tra la cultura ebraica e quella mesopotamica, cosa che evidenzia un’unica matrice storica. Secondo certi studiosi, alcuni frammenti del testo indicherebbero il nome di Humbaba, il leggendario guardiano della Foresta dei Cedri, del Libano, sconfitto da Gilgamesh ed Enkidu nella notaepopea storica.Storie, queste checoincidono con quanto riportato dalBereshitRabbati, dove si parla di Semeyaza e dei suoi due figli Hiyya (o Hiya) e Hayya (o Hiwa), ovvero gli Oyha ed Hahya del Libro dei Giganti. Anche nel Midrash, si raccontano i sogni dei due fratelli: quello di Hiyya coincide esattamente con la visione di Oyha del Libro dei Giganti ritrovato a Qumram.Poi non dimentichiamo, per l’appunto, anche i Gganti che ritroviamo anche nella mitologia greca, si pensi alla prole di Urano e Gea, i Titani che si ribellano a Zeus, appena insediato sul trono dell’Olimpo. Gli dei devono ingaggiare battaglia per difendere il loro sovrano. È la Titanomachia a cui seguirà la Gigantomachia, ma fermiamoci qua.
Laponderosa Opera di Annio da Viterbo fu pubblicata nel 1498 sotto il titolo originale di Commentariafr. Ioannis AnniiViterbiensis super opera diversorumauctorum de antiquitatibusloquentium(Roma: EuchariusSilber, 1498). L’opera non per caso ebbe notevole successo in tutta Europa, lo stesso Rodrigo Borgia (Papa Alessandro VI), fu lo sponsor di Annio da Viterbo. I 17 volumi erano il suo sunto di frammenti antichi e monumentali racchiusi in questa grande Opera storica, che Annio affermava di aver scoperto in parte a Genova, dove gli furono mostrati da un monaco armeno di nome Giorgio], e in parte a Mantova, dove, diceva, sarebbero stati raccolti da un certo Guglielmo intorno al 1315]. L'opera ancora ritenuta un falso nel primo libro, fornisce una spiegazione sulla successione dei volumi, i rimanenti 16 raccoglievano una mole di scritti e frammenti provenienti da una serie di “dubbie”cronache, attribuite a diversi autori tra i quali ricordiamo, per l’appunto:Beroso Caldeo, l'egizianoManetone, Metastene di Persia, storico greco dell'India, Filone Giudeo, Archiloco, Senofonte, Mirsilo di Metimna, Fabio Pittore, Catone il Censore, Gaio Sempronio Tuditano, Antonino Pio ed altri. Ora le opere che possiedo e su cui mi baso sono quelle della wittemberg del 1612: BerosiSacerdotisChaldaiciantiquitatum libri quinquecumcommentariis Ioannis AnniiViterbensisSacraeTheologiae nuncprimum in antiquitatumstudiorumcommoditatem sub forma Enchiridiiexcusi et castigati Antuerpiae, e quella di Francesco Sansovino del 1583 (probabile Giovanni Tatti” figlio dell'architetto Jacopo Tatti detto, per l’appunto, il Sansovino, nato a Roma nel 1521 e morto a Venezia nel 1586) opera intitolata: Delle Antichità di Beroso Babilonico Francesco Sansovino Interprete. il Sansovino tradusse, per l’appunto anche alcune opere di Giovanni Annio da Viterbo, in particolare, per l’appunto: "Antiquitatumvanarum" in cui sono riportati molti testi considerati di dubbia provenienza, in quanto, come abbiamo visto,Annio da Viterbo era stato accusato di aver falsificato la storia antica, ma guarda caso se la presero con Lui e le sue opere solo dopo che era morto e c’è da chiedersi il Perché? Oggi vediamo che le fonti di Beroso Caldeo si confermano da più ritrovamenti di autentiche tavolette e da papiri come quelli di Qumram, per cui credo sia ovvio pensare che Annio, almeno per la storia delle origini, habbia lavorato n buona fede dato che per lo più era un frate Domenicano, nominato Maestro del sacro palazzo apostolico dal papa Alessandro VI. Annio da Viterbo propose in latino proprio quei testi poco conosciuti di Beroso di Babilonia, Manetone Egizio, Filone Giudeo, Metastene di Persia e altri storici greci ed etruschi.
L’attenzione a Beroso nel periodo rinascimentale la si deve al testo del frate domenicano e umanistaAnnio da Viterbo, vero nome Giovanni Nanni vissuto tra il 1432 e il 1502che propose una visione nuova della storia universale e per tale motivo ritenuto al tempo un falso da autori come:Jacques Lefèvre d'Étaple, Pietro Crinito e Giuseppe Giusto Scaligero. Per cui c’è da chiedersi se il povero frate domenicano, avrebbe dedicato tutto il suo tempo e l'enorme mole di studio solo ad uno scopo finalizzato “alla sola causa della falsificazione storica”? Annio per la sua operaebbe la possibilità di cercare e raccogliere informazioni fra i codici originali manoscritti dell’immensa biblioteca vaticana.Probabilmente riuscì a consultare libri proibiti di teologia ed anche quei libri leggendari quali: Il libro perduto di Re Og, l’ultimo sovrano biblico superstite della stirpe dei Refaim, quelpopolo dei giganti, forse imparentato con gli antidiluviani Nephilim citati nei testi biblici, od ilLibro dei Giganti, ritrovato anche tra i papiri di Qumran, che potrebbe far parte dei libri attribuiti al patriarca Enoch. I giganti, in questione sarebbero sempre quei figli degli angeli caduti, con a capo Semeyaza, discesi dal cielo per unirsi alle donne terrestri e che insegnarono agli uomini la lavorazione dei metalli, come il titano Prometeo.Nel Libro dei Giganti di Qumram che ci è pervenuto, si parla della nascita dei Giganti e delle loro violenze e sopraffazioni, e successivamente delle visioni premonitrici che alcuni di essi hanno in sogno. La prima visione è di Mahway, il figlio dell'angelo vigilante Barachele, che sogna di una tavoletta con una lista di nomi che viene immersa nell'acqua e, una volta estratta, risulta del tutto cancellata, tranne che per tre soli nomi. Mahway racconta il sogno agli altri Giganti, che ne discutono insieme e ne comprendono il significato: arriverà un diluvio universale che ucciderà tutti, tranne Noè e i suoi tre figli Sem, Cam e Jafet. Tra gli interlocutori della discussione, oltre a Mahway, troviamo Ohya e Hahya, i figli di Semeyaza, e, incredibilmente, anche Gilgamesh, il mitico re sumero di Uruk, in un interessante, “e non casuale” intreccio tra la cultura ebraica e quella mesopotamica, cosa che evidenzia un’unica matrice storica. Secondo certi studiosi, alcuni frammenti del testo indicherebbero il nome di Humbaba, il leggendario guardiano della Foresta dei Cedri, del Libano, sconfitto da Gilgamesh ed Enkidu nella notaepopea storica.Storie, queste checoincidono con quanto riportato dalBereshitRabbati, dove si parla di Semeyaza e dei suoi due figli Hiyya (o Hiya) e Hayya (o Hiwa), ovvero gli Oyha ed Hahya del Libro dei Giganti. Anche nel Midrash, si raccontano i sogni dei due fratelli: quello di Hiyya coincide esattamente con la visione di Oyha del Libro dei Giganti ritrovato a Qumram.Poi non dimentichiamo, per l’appunto, anche i Gganti che ritroviamo anche nella mitologia greca, si pensi alla prole di Urano e Gea, i Titani che si ribellano a Zeus, appena insediato sul trono dell’Olimpo. Gli dei devono ingaggiare battaglia per difendere il loro sovrano. È la Titanomachia a cui seguirà la Gigantomachia, ma fermiamoci qua.
Laponderosa Opera di Annio da Viterbo fu pubblicata nel 1498 sotto il titolo originale di Commentariafr. Ioannis AnniiViterbiensis super opera diversorumauctorum de antiquitatibusloquentium(Roma: EuchariusSilber, 1498). L’opera non per caso ebbe notevole successo in tutta Europa, lo stesso Rodrigo Borgia (Papa Alessandro VI), fu lo sponsor di Annio da Viterbo. I 17 volumi erano il suo sunto di frammenti antichi e monumentali racchiusi in questa grande Opera storica, che Annio affermava di aver scoperto in parte a Genova, dove gli furono mostrati da un monaco armeno di nome Giorgio], e in parte a Mantova, dove, diceva, sarebbero stati raccolti da un certo Guglielmo intorno al 1315]. L'opera ancora ritenuta un falso nel primo libro, fornisce una spiegazione sulla successione dei volumi, i rimanenti 16 raccoglievano una mole di scritti e frammenti provenienti da una serie di “dubbie”cronache, attribuite a diversi autori tra i quali ricordiamo, per l’appunto:Beroso Caldeo, l'egizianoManetone, Metastene di Persia, storico greco dell'India, Filone Giudeo, Archiloco, Senofonte, Mirsilo di Metimna, Fabio Pittore, Catone il Censore, Gaio Sempronio Tuditano, Antonino Pio ed altri. Ora le opere che possiedo e su cui mi baso sono quelle della wittemberg del 1612: BerosiSacerdotisChaldaiciantiquitatum libri quinquecumcommentariis Ioannis AnniiViterbensisSacraeTheologiae nuncprimum in antiquitatumstudiorumcommoditatem sub forma Enchiridiiexcusi et castigati Antuerpiae, e quella di Francesco Sansovino del 1583 (probabile Giovanni Tatti” figlio dell'architetto Jacopo Tatti detto, per l’appunto, il Sansovino, nato a Roma nel 1521 e morto a Venezia nel 1586) opera intitolata: Delle Antichità di Beroso Babilonico Francesco Sansovino Interprete. il Sansovino tradusse, per l’appunto anche alcune opere di Giovanni Annio da Viterbo, in particolare, per l’appunto: "Antiquitatumvanarum" in cui sono riportati molti testi considerati di dubbia provenienza, in quanto, come abbiamo visto,Annio da Viterbo era stato accusato di aver falsificato la storia antica, ma guarda caso se la presero con Lui e le sue opere solo dopo che era morto e c’è da chiedersi il Perché? Oggi vediamo che le fonti di Beroso Caldeo si confermano da più ritrovamenti di autentiche tavolette e da papiri come quelli di Qumram, per cui credo sia ovvio pensare che Annio, almeno per la storia delle origini, habbia lavorato n buona fede dato che per lo più era un frate Domenicano, nominato Maestro del sacro palazzo apostolico dal papa Alessandro VI. Annio da Viterbo propose in latino proprio quei testi poco conosciuti di Beroso di Babilonia, Manetone Egizio, Filone Giudeo, Metastene di Persia e altri storici greci ed etruschi.
Di cosa parla l’opera
Annio riassume i cinque libri di Beroso dicendo che nel primo libro si parla dei tempi antichi precedenti al diluvio, nel secondo si parla degli Dei, ovvero dei duci e dei capi e della loro genealogia dopo il diluvio. Nel terzo parla delle colonie sopra la terra dopo e di Iano e si dice che si tratta dello stesso Noè, nel quarto parla degli antichi regni del mondo diviso in tre parti e nel quinto di alcune storie particolari fino al XVII re babilonese.Ma vediamo cosa si dice nel libro primo di Beroso, sui tempi antichi prima del diluvio. Nella mia traduzione del Sansovinio si legge:"Innanzi alla famosa rovina delle acque: per la quale perì tutto l’universo mondo; passarono molti secoli; i quali furono conservati fedelmente da nostri Caldei. Scrivono che in quei tempi fu una città grandissima di giganti, detta Enos, intorno al Libano, i quali signoreggiavano tuttol’universo mondo da colà dove si posa il Sole, fino a dove si leva.
Questi giganti, confidando nella grandezza e fortezza de corpi loro, inventori dell’armi, opprimevano ogniuno e datisi alla libidine, furono ritrovatori de i padiglioni, de gli stromenti musici e di tutte le delitie. Mangiavano gli huomini, e procuravano gli aborti, facendone delicate vivande. pietanze. Si mescolavano carnalmente con le madri, con le figliuole, con le sorelle, co maschi, e co bruti, e non era scelleratezza alcuna che essi non admettessero, come disprezzatoridella religione e de gli Iddij”.
Vengono anche elencati cinque diluvi famosi, almeno secondo quanto dice Senofonte negli Equivoci.Il primo è accaduto sotto il regno di Ogige fenicio ed è l'unico che possa chiamarsi realmente "Universale".ll secondo è detto Niliaco ed avvenne sotto il regno di Prometeo o Ercole Egizio. Il terzo è detto diluvio Attico ed avvenne sotto il regno di Ogige re di Atene. Il quarto è detto Tessalico ed avvenne sotto il regno di Deucalione. Questo diluvio è dai greci chiamato diluvio universale ma la cosa non è vera. l’autore di questo libro fa riferimento alla nascita di Deucalione collocandola nell’anno 40 della servitù de gli Hebrei in Egitto, riportando come poi abbia affrontato il diluvio82 anni dopo, in questo modo la storia sacra e quella profana combaciano perfettamente.Il quinto si chiama Faronico ed avvenne nei pressi di Alessandria d'Egitto al tempo di Proteo l'indovino.Secondo Annio, tra il primo diluvio, quello sotto Ogige Fenicio, e l'ultimo, passarono 700 anni. Ovvero il Diluvio universale avvenne 250 anni prima del regno di Nino.Annio osserva che il diluvio avvenne in concomitanza di "una grande congiunzione di stelle".Ora, Nino fu un mitico re Assiro, marito di Semiramide. Se le datazioni sono corrette, Semiramide e Nino regnarono intorno all'800 a.C.; dunque il diluvio Universale citato dovrebbe essere avvenuto intorno al 1050 a.C..
Come abbiamo vistoBeroso ci chiarisce la saga dei giganti che da occidente a oriente imposero il loro potere e la loro malvagità che alcuni studiosi crede esistita e propagata sotto l’egida di una civiltà avanzata, che aveva il suo centro proprio nel Mediterraneo e nell’ Egitto, Libia, Tirrenia e Attica probabilmenteproprio la mitica Atlantide citata da Platone nel Crizia e nel Timeo.Beroso di Babilonia ci riferisce sostanzialmente che gli
antenati Caldei avevano potuto trascrivere nei loro libri eventi avvenuti prima del Diluvio universale, ci dice che esisteva a quei tempi dalle parti del Libano una città di Giganti chiamata Enos,questi giganti con la loro forza e con le armi da loro inventate, avevano imposto il loro potere in tutto il mondo; Essi, come abbiamo visto, erano di una nefandezza e lussuria così grande che li portava a soddisfare qualsiasi piacere, cibandosi persino di interiora di bestie gravide e carne umana e accoppiandosi indifferentemente con qualsiasi donna o bestia, spregianti della religione e degli dèi del tempo.
L’unico disgustato da questo comportamento era Noè che si ritirò in Siria con i figli, Sem, Giàpeto, Cam e le mogli, dove osservando gli astri profetizzò il grande diluvio perciò prima del evento iniziò a costruire l’Arca che li salvò dal diluvio che distrusse l’umanità e li condusse sul monte "Gordyeo", dove dicono si trovi ancora il relitto. Appena la terra si liberò dalle acque a ricordo dell'evento Noè innalzò un monumento con un'iscrizione scolpita su pietra che gli abitanti del posto usano chiamare il monumento "uscita di Noè", ed il territorio "Myri Adam", che vuol dire "pianura dei resti umani in decomposizione". Noè e la sua famiglia generarono altri giganti e gli umani sopravvissuti al diluvio avevano intanto ripreso ad accoppiarsi e le madri partorivano sistematicamente due figli per volta: un maschio e una femmina. Questi ultimi poi, una volta cresciuti, procreavano a loro volta una coppia di gemelli. Si iniziò a seminare e coltivare, si dice anche che fu Noè a scoprire la vite ed il vino,
Sopra
adestra “Oannes”, Interpretato dalll’Artista e ricercatore Lucio Giuseppe
Tarzariol da Castello Roganzuolo.
Intonachino
cm.60x70 su faesite. Affianco Annio da Viterbo – anonimo sec. XVIII - museo civico Viterbo.
All'interno di quest’opera si racconta la storia del mondo dalle origini che iniziano con un argomento cosmologico che include la creazione e la vittoria del dio Marduk su Tiamat. Quanto alla storia degli uomini è separata dal Diluvio Universale: i dieci sovrani antidiluviani avevano regnato per tempi lunghissimi, misurati in saroi, ossia in periodi di 3600 anni. Ai loro tempi pesci con testa e piedi umani erano emersi dal mare, da altriversi sembrano discesi dal cielo con una sorta di "vascello/uovo cosmico" questo dio avrebbe fatto le sue prime apparizioni ed avrebbe affermato: ”…che c’è stato un tempo in cui ogni cosa era oscurità e acqua e che in quest’acqua strani esseri dalle forme bizzarre si generarono…", tra questi il primo è chiamato “Oannes, Oen, Oes” che in siriaco significa ‘straniero’e che per i greci significa: “mostro", probabilmente della stessa razza dello straniero che i filistei chiamavano Dagon (odacon),e nonostante l’aspetto avevano assunto il ruolo di re e consiglieri regali dei sovrani, insegnando agli uomini a civilizzarsi. Dopo il diluvio le durate dei regni diminuiscono e sono misurate in neroi, ossia in periodi di seicento anni. Beroso racconta chiaramente come la discesa di questo strano essere non fosse stata l’unica della storia mesopotamica poiché sarebbero stati ben dieci gli esseri divini che discesero sulla Terra per aiutare l’uomo. Nella versione di Polistore, leggiamo chiaramente:
"Vi era una gran moltitudine di gente a Babilonia, ed essi vivevano senza leggi come animali selvaggi. Nel primo anno una bestia, chiamata Oannes, apparve dal Mar Eritreo, in un luogo adiacente a Babilonia. Tutto il suo corpo era quello di un pesce, ma una testa umana gli era cresciuta sotto la testa del pesce, e piedi umani gli erano similmente cresciuti dalla coda del pesce. Esso aveva una voce umana. Una sua immagine è conservata ancora oggi. Egli (Beroso, n.d.a.) dice che questa bestia passava i giorni con gli uomini, ma non mangiava cibo.
Essa diede agli uomini la conoscenza delle lettere, delle scienze e delle arti di ogni tipo. Insegnò loro anche come fondare città, erigere templi, formulare leggi e misurare i campi. Rivelò loro i semi e la raccolta di frutta, ed in generale diede loro ogni cosa che è connessa con la vita civilizzata. Dal tempo di quella bestia nulla di nuovo è stato più scoperto. Ma quando il Sole tramontava, questa bestia Oannes si tuffava nel mare e passava le notti nell’abisso, poiché essa era anfibia. In seguito apparvero anche altre bestie”.
Oannes e correlato con il mito dei Sette Saggi, chiamati in accadico "apkallu" (ap-kal-lu = saggio) ed in sumerico "abgal", ed erano degli esseri vissuti precedentemente al grande diluvio, o tempo mitico la cui "Creazione" era stata voluta dal dio delle acqueEnki o Ea in accadico ed avevano concesso loro all’uomo il dono della saggezza.
"Vi era una gran moltitudine di gente a Babilonia, ed essi vivevano senza leggi come animali selvaggi. Nel primo anno una bestia, chiamata Oannes, apparve dal Mar Eritreo, in un luogo adiacente a Babilonia. Tutto il suo corpo era quello di un pesce, ma una testa umana gli era cresciuta sotto la testa del pesce, e piedi umani gli erano similmente cresciuti dalla coda del pesce. Esso aveva una voce umana. Una sua immagine è conservata ancora oggi. Egli (Beroso, n.d.a.) dice che questa bestia passava i giorni con gli uomini, ma non mangiava cibo.
Essa diede agli uomini la conoscenza delle lettere, delle scienze e delle arti di ogni tipo. Insegnò loro anche come fondare città, erigere templi, formulare leggi e misurare i campi. Rivelò loro i semi e la raccolta di frutta, ed in generale diede loro ogni cosa che è connessa con la vita civilizzata. Dal tempo di quella bestia nulla di nuovo è stato più scoperto. Ma quando il Sole tramontava, questa bestia Oannes si tuffava nel mare e passava le notti nell’abisso, poiché essa era anfibia. In seguito apparvero anche altre bestie”.
Oannes e correlato con il mito dei Sette Saggi, chiamati in accadico "apkallu" (ap-kal-lu = saggio) ed in sumerico "abgal", ed erano degli esseri vissuti precedentemente al grande diluvio, o tempo mitico la cui "Creazione" era stata voluta dal dio delle acqueEnki o Ea in accadico ed avevano concesso loro all’uomo il dono della saggezza.
Perché credere, “Prove tangibili”
Sopra in alto il complesso megalitico di Baalbek,
in Libano a circa 90 km da Beirut, nella valle della Beqa’a, ai piedi delle
montagne dell’Antilibano in una valle in cui si originano l’Oronte, a nord, e
il Litani, che scorre da sud a ovest appare un enorme trave granitica, le sue
dimensioni sono enormi: 21 metri di lunghezza, 10 di altezza e uno spessore di
5 m, il peso stimato è di circa 1.200 tonnellate. (Siamo
nel Libano dove sorse la città dei giganti di Enos citata da Beroso). Nelle tre foto più piccole da destra un’orma gigante fossilizzata
impressa nella roccia in Africa e affianco ossa recuperate nei terreni Sardi.
Chiedetevi chi poteva realizzare quella trave gigante? Di chi è quell’impronta
e quei teschi? Molte sono le prove che già molti anni fa riportai nel mio
libro: L’Invisibile Mistero della Creazione, Indagini sulle problematiche
cosmologiche e antropologiche che affermano le verità riportate da Beroso
caldeo.
Sopra a sinistra
incisione ed il frontespizio tratte dal testo del 1580 di Vincenzo Cartari il
primo a preoccuparsi di riprodurre le Immagini degli Dei degli antichi che
condizionò la rappresentazione artistica dei secoli successivi.
Se siamo cristiani, e se abbiamo ancora dei dubbi, dobbiamo credere per lo meno alla Bibbia dove leggiamo: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni». In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi. Genesi 6;4”. Per cui dalla Genesi biblica apprendiamodei Nephilim, una misteriosa razza uscita dall’unione tra le figlie degli uomini e i figli di Dio. Sempre dalla Bibbia apprendiamo anche che gli Israeliti, guidati da Mosè, si scontrarono con i Refaim, una antica popolazione cananea che sgomentava per via della sua straordinaria statura. (nella Bibbia sono vari i popoli giganti: gli Anakiti, i Refei, un re dei quali fu sconfitto da Mosè (Dt 3,11); era Og la cui altezza era di 4 metri). Infine da Beroso apprendiamo ancora una volta dei Giganti che fondarono la città di Enos e del “Mostro”Oannes e che ben dieci furono gli esseri divini che discesero sulla Terra per aiutare l’uomo. Sempre più, dal ritrovamento e dalla traduzione di nuove tavolette cuneiformi, ci si rende conto delle corrette informazioni riportateci da Beroso e tutto ciò che si riteneva “mito” si riduce a pura realtà storica, infatti, se nella lista dei re di Ur, i re sono reali,non è assurdo pensare che anche l’Oannes lo fosse, come afferma lo storico Beroso, non un “Dio”, ma un essere materiale evoluto, probabilmente una sorta di “astronauta” con una tuta argentea che brillava come lo squame di un pesce e che aveva la sua nave spaziale (uovo/vascello) in mare dove si coricava la sera assieme al suo equipaggio, forse semplicemente quegli “alieni” che Sitchin chiama Anunnaki.
Per quanto riguarda i giganti sono esistiti e testimoniati in molte culture antiche cosi tanto che è impossibile negare la loro un'esistenza solo sulle basi delle ossa fossili, documentabili e incontestabili e delle pietre sepolcralicome quelle di Saqqara dove sono stati ritrovati sarcofagi di 6 m di lunghezza. Ma del resto dei giganti ne hanno parlatoSenofonte, Catone, Fabio Pittore, Cicerone, Virgilio e molti altri ancora. Ne testimoniano la Bibbia i libri di Enoch e Beroso, da dove si evince che gigante era lo stesso Noè ed i figli di Noè e Thea, ed anche gli altri Titani di discendenza noachica, compresa la stirpe di Cam che mosse guerra agli dèi, segnando la fine dell'età dell'oro (249-250 dopo il Diluvio). In Sudamerica ed in altre parti del mondo ci sonoscalini inutilizzabili se non presupponendo l’esistenza di gigantiatti a percorrerli; come quelli n Bolivia nella città dei giganti di Tiahuanaco, dove si trova la Porta del Sole in andesite con le scalinate di gradini alti 80 cm che racconterebbe la storia di esseri giunti dal Cielo. Si ricordi Machu Picchu, Tiahuanaco,Teotihuacàn ecc.. Per non parlare delle innumerevoli reminiscenze mitiche Maya ed azteche, ad esempio nella “Pietra del Sole” di Axayactl, il sesto imperatore della dinastia reale dove vi si cela il significato di un iscrizione secondo cui il mondo ha già attraversato quattro ere, o Soli. La prima e la più remota ed è rappresentata dal Ocelotonatiuh, il Dio Giaguaro: “Durante quel Sole vivevano i giganti che erano stati creati dagli dei ma alla fine furono assaliti e divorati dai giaguari”. Nell "Monolito di Pokotia" vi è una statua di pietra trovata nel sito pre-Inca di Pokotia nel 1960, a soli 6 chilometri da Tiahuanaco, in Bolivia. La statua mostra diverse iscrizioni sul fronte e sul retro che, incredibilmente, risultano essere scritte in proto-sumero, la caldea di Beroso.
Interpretazioni
Per quanto riguarda i giganti secondo Beroso, integrato da Manetone, sacerdote egizio che scrisse le liste sacerdotali d'Egitto dopo il Diluvio, nelle sue "Antichità", sono da considerarsi una stirpe puramente umana discendente da Caino. I Giganti ebbero come città base la prima città costruita da Caino cui dette il nome del figlio: Enos (Gn 4,17). Scrive Beroso: “In quei tempi fu una città grandissima di giganti, detta Enos, intorno al Libano, i quali signoreggiavano l'universo mondo”.Altri interpreti invece attribuiscono ai giganti "figli di Dio" natura spirituale: rifacendosi all'etimo, interpretano il nome come forma del verbo "nefal" che significa "cadere". In pratica Angeli decaduti apparsi in forma umana e fautori di quelle nascite verginali che la storia ben conosce. Credo che questa doppia interpretazione si possa chiarire ipotizzando, come appare chiaro anche dalla genesi biblica, che ci fu un ibridazione in cui “le potenze si contaminarono” (come ci ricorda anche il Vangelo apocrifo di Filippo, ricordando la nascita di Gesù) e nacquero “semidei” che continuarono a regnare sulla terra, quando i visitatori figli di Dio, o se volete le “regalità aliene” se ne andarono.
Beroso ci ricorda che quando Noè lasciò l'Armenia e si stabilì definitivamente in "Kytim", che ora viene detta Italia,alla sua morte gli Armeni gli tributarono onori divini, arrivando perfino a immaginare che egli fosse divenuto l'anima dei corpi celesti. Probabilmente era solo un antico retaggio degli antichi tempi in cui gli dei, giungevano dal cielo e si congiungevano carnalmente con i terrestri e quegli eroi che nascevano, come ci dice la Bibbia erano semidei, avevano sangue divino, erano allora Titani, comeSaturno, diventarono la rappresentazione degli astri rappresentati nello zodiaco, in cielo; le cui virtù e avventure, erano legate al cielo in quanto ibridi di “Alieni” (Macrocosmo/Microcosmo) per cui abbiamoEa (Saturno), Bel (Giove), Nergal (Marte), Istar (Venere),Naba (Mercurio) e tutto ciò avvenne in quell’era primeva quando vennero raggruppate e trasformate le stelle fisse in Costellazioni che a volte assumevano anche l’immagine di quegli stesai eroi.Ad esempio in sumero, Saturno, era chiamato Kayamànu, che significa: il lento. In accadico, Ninurta assimilato anche ai principi e alle qualità di Nabu (Mercurio), che i Mesopotamici soprannominavano shihtu, cioè "colui che si alza".
Famosa è la leggenda di come Ea (Enki in sumero), la grande divinità dell'abisso, (una delle tre principali divinità in Mesopotamia con Anu, padre degli dei, ed Enlil, dio dell'aria e della Terra), si rivolse a Ninurta, figlio del dio Enlil, per combattere Anzù.Viene descritto come un uccello mitico, un messaggero veloce e potente, che mediava tra Enlil, il dio supremo, e gli dei e che era incaricato di assegnare a ciascun dio il ruolo e la funzione che Enlil gli aveva attribuito, una sorta di equipaggio militare. Anzù però, approfittando della sua posizione privilegiata presso Enlil, ne usurpò il potere, raccolto nel talismano del potere supremo che determinava il destino degli dei e degli uomini. Le armi di Ninurta erano però impotenti a combattere Anzù che brandiva la tavola dei destini che gli permetteva, ad esempio, di ordinare al legno in cui era stato intagliato l'arco di Ninurta di ritornare al suo albero, e alla corda dell'arco di ritrovare il suo posto iniziale nella pelle del montone. Solo una tempesta riuscì a sconfiggere il demone, a cui Ninurta tagliò le ali, restituendo a Enlil il suo potere supremo.In questa leggenda si si ripercorrono le dinamiche del racconto biblico che riguarda Satana, l'angelo decaduto, di cui probabilmente fu ispirazione. Racconti di una realtà matrice unica dell’origine. Anche Oannes giungeva da un vascello ed era reale non spirito, la spiritualità è solo la parte di deificazione di questi esseri in quanto ritenuti superiori alla pari di un Dio. Ne frammento di Beroso riportato da Elladio si racconta la storia di un uomo chiamato Oe che emerse dal mar Rosso: aveva corpo di pesce ma testa, piedi e braccia umani; egli insegnò agli uomini le lettere e l’astronomia. Secondo un`altra leggenda,egli uscì da un grande uovo ed era un vero uomo, anche se pareva un pesce perché aveva la “pelle di una creatura marina". Come non pensare oggi che una semplice tuta argentata da astronauta rassomigli allo squame di un pesce. Come non pensare ai casi di avvistamenti ufo come il noto caso di Lonnie Zamora che vide a Magdalena nel 1933 un vascello a forma d’uovo o ad altri incontri ravvicinati con esseri a testa conica tondeggiante. A questo punto possiamo chiamare in causaZachariaSitchin che conscio dei scritti di Berosoben sapeva che si trattava della prima fonte che datava l'arrivo dei suoiAnunnaki sulla Terra circa 432.000 anni (120 sars) prima del Diluvio. Inoltre interpretò l'uso dei 3600 anni come unità di tempo in quanto si trattava del periodo orbitale del loro pianeta Nibiru. Ma a parte, queste suggestive interpretazioni, Beroso, uomo colto di gran intuito ed levatura ben sapeva che il mondo è soggetto a cataclismi ciclici, che mise in relazione alla ere zodiacali. Infatti egli sosteneva di poter consultare tavolette che riportavano osservazioni astronomiche di cinquecentomila anni addietro. Dai suoi studi aveva, a quanto pare, dedotto che la durata massima della vita umana fosse ai suoi tempi di centosedici anni ed aveva anche sostenuto che quando i pianeti sono tutti allineati nel segno del Capricorno il mondo era soggetto ad un'inondazione, mentre se l'allineamento era nel segno del Cancro veniva incenerito; su questa base aveva usato calcoli astronomici per datare il diluvio e per prevedere anche la fine del mondo.
Gli scritti di Beroso, come ben sappiamo, in seguito e tutt’oggi sono confermati dalla scoperta di tavolette cuneiformi. Infatti,Beroso aveva sostenuto di basarsi su documenti ufficiali che coprivano enormi estensioni temporali. Anche se la sua opera non è ancora ritenuta ufficialmente utile per la ricostruzione della storia mesopotamica, non dobbiamo trascurare che nel XX secolo, si ha potuto constatare una decifrazione di testi cuneiformi che ha dimostrato realmente quanto avesse attinto dagli antichi testi compresa la storia di “Oannes” “gli Anunachi di Sitchin” e degli altri saggi “uomini-pesce”, ritrovata quasi ugualenelle antiche tavolette cuneiformi. Di questa storia probabilmente ne era edotto Voltaire che nel suo: Micromégas, immaginerà le avventure terrestri di un abitante di Sirio “alto otto leghe” e lo stesso Jules Verne, che ispirato dal ritrovamento di ossa giganti scrive il suo “”Le Humbug” pubblicato postumo nel 1910.Nel suo Dizionario Filosofico, Voltaire, l’amico del misterioso Conte di Saint Germain, oltre ad affermare che la storia della caduta degli angeli, non si trova nei libri di Mosè; afferma anche che la prima testimonianza che ne abbiamo è quella del profeta Isaia, il quale, apostrofando il re di Babilonia, esclamò: “Cosa è diventato l’esattore dei tributi? I pini e i cedri si rallegrano della sua caduta; come sei caduto dal cielo, o Hellel, stella del mattino?” (Isaia 14,12-15), ed ecco una strana lettera attribuita a Voltaire: Il 6 Gennaio 1761, AprileVoltaire scrisse una lettera al Conte di Saint Germain dicendo:"Io Vi rispondo, Signore, alla lettera del mese di nella quale le terribili rivelazioni fanno del vecchio uomo che sono diventato, il confidente del più terribile dei vostri segreti, il giorno della sua morte. Grazie Germain, la Vostra lunga strada nel tempo sarà rischiarata dalla mia amicizia per Voi, anche al momento delle Vostre rivelazioni sulla metà del 20° secolo. Le immagini parlanti non avrebbero potuto, a causa del tempo, conservarsi nel ricordo. Possano le vostre meravigliose macchine volanti, ricondurvi a me.
Addio, amico mio”. Voltaire, Gentiluomo del Re.
Per cui è comprovato e potrei creare un enciclopedia di prove sull’esistenza dei giganti che interagirono con l’uomo. Il fatto che se ne parli poco, ha un motivo; infatti, secondo alcuni interpreti, le scoperte di giganteschi scheletri sarebbero occultate dalla comunità scientifica, solo perché sarebbero incompatibili con i presupposti della paleontologia di stampo darwinista, ma su questo punto non mi esprimo.
Beroso ci ricorda che quando Noè lasciò l'Armenia e si stabilì definitivamente in "Kytim", che ora viene detta Italia,alla sua morte gli Armeni gli tributarono onori divini, arrivando perfino a immaginare che egli fosse divenuto l'anima dei corpi celesti. Probabilmente era solo un antico retaggio degli antichi tempi in cui gli dei, giungevano dal cielo e si congiungevano carnalmente con i terrestri e quegli eroi che nascevano, come ci dice la Bibbia erano semidei, avevano sangue divino, erano allora Titani, comeSaturno, diventarono la rappresentazione degli astri rappresentati nello zodiaco, in cielo; le cui virtù e avventure, erano legate al cielo in quanto ibridi di “Alieni” (Macrocosmo/Microcosmo) per cui abbiamoEa (Saturno), Bel (Giove), Nergal (Marte), Istar (Venere),Naba (Mercurio) e tutto ciò avvenne in quell’era primeva quando vennero raggruppate e trasformate le stelle fisse in Costellazioni che a volte assumevano anche l’immagine di quegli stesai eroi.Ad esempio in sumero, Saturno, era chiamato Kayamànu, che significa: il lento. In accadico, Ninurta assimilato anche ai principi e alle qualità di Nabu (Mercurio), che i Mesopotamici soprannominavano shihtu, cioè "colui che si alza".
Famosa è la leggenda di come Ea (Enki in sumero), la grande divinità dell'abisso, (una delle tre principali divinità in Mesopotamia con Anu, padre degli dei, ed Enlil, dio dell'aria e della Terra), si rivolse a Ninurta, figlio del dio Enlil, per combattere Anzù.Viene descritto come un uccello mitico, un messaggero veloce e potente, che mediava tra Enlil, il dio supremo, e gli dei e che era incaricato di assegnare a ciascun dio il ruolo e la funzione che Enlil gli aveva attribuito, una sorta di equipaggio militare. Anzù però, approfittando della sua posizione privilegiata presso Enlil, ne usurpò il potere, raccolto nel talismano del potere supremo che determinava il destino degli dei e degli uomini. Le armi di Ninurta erano però impotenti a combattere Anzù che brandiva la tavola dei destini che gli permetteva, ad esempio, di ordinare al legno in cui era stato intagliato l'arco di Ninurta di ritornare al suo albero, e alla corda dell'arco di ritrovare il suo posto iniziale nella pelle del montone. Solo una tempesta riuscì a sconfiggere il demone, a cui Ninurta tagliò le ali, restituendo a Enlil il suo potere supremo.In questa leggenda si si ripercorrono le dinamiche del racconto biblico che riguarda Satana, l'angelo decaduto, di cui probabilmente fu ispirazione. Racconti di una realtà matrice unica dell’origine. Anche Oannes giungeva da un vascello ed era reale non spirito, la spiritualità è solo la parte di deificazione di questi esseri in quanto ritenuti superiori alla pari di un Dio. Ne frammento di Beroso riportato da Elladio si racconta la storia di un uomo chiamato Oe che emerse dal mar Rosso: aveva corpo di pesce ma testa, piedi e braccia umani; egli insegnò agli uomini le lettere e l’astronomia. Secondo un`altra leggenda,egli uscì da un grande uovo ed era un vero uomo, anche se pareva un pesce perché aveva la “pelle di una creatura marina". Come non pensare oggi che una semplice tuta argentata da astronauta rassomigli allo squame di un pesce. Come non pensare ai casi di avvistamenti ufo come il noto caso di Lonnie Zamora che vide a Magdalena nel 1933 un vascello a forma d’uovo o ad altri incontri ravvicinati con esseri a testa conica tondeggiante. A questo punto possiamo chiamare in causaZachariaSitchin che conscio dei scritti di Berosoben sapeva che si trattava della prima fonte che datava l'arrivo dei suoiAnunnaki sulla Terra circa 432.000 anni (120 sars) prima del Diluvio. Inoltre interpretò l'uso dei 3600 anni come unità di tempo in quanto si trattava del periodo orbitale del loro pianeta Nibiru. Ma a parte, queste suggestive interpretazioni, Beroso, uomo colto di gran intuito ed levatura ben sapeva che il mondo è soggetto a cataclismi ciclici, che mise in relazione alla ere zodiacali. Infatti egli sosteneva di poter consultare tavolette che riportavano osservazioni astronomiche di cinquecentomila anni addietro. Dai suoi studi aveva, a quanto pare, dedotto che la durata massima della vita umana fosse ai suoi tempi di centosedici anni ed aveva anche sostenuto che quando i pianeti sono tutti allineati nel segno del Capricorno il mondo era soggetto ad un'inondazione, mentre se l'allineamento era nel segno del Cancro veniva incenerito; su questa base aveva usato calcoli astronomici per datare il diluvio e per prevedere anche la fine del mondo.
Gli scritti di Beroso, come ben sappiamo, in seguito e tutt’oggi sono confermati dalla scoperta di tavolette cuneiformi. Infatti,Beroso aveva sostenuto di basarsi su documenti ufficiali che coprivano enormi estensioni temporali. Anche se la sua opera non è ancora ritenuta ufficialmente utile per la ricostruzione della storia mesopotamica, non dobbiamo trascurare che nel XX secolo, si ha potuto constatare una decifrazione di testi cuneiformi che ha dimostrato realmente quanto avesse attinto dagli antichi testi compresa la storia di “Oannes” “gli Anunachi di Sitchin” e degli altri saggi “uomini-pesce”, ritrovata quasi ugualenelle antiche tavolette cuneiformi. Di questa storia probabilmente ne era edotto Voltaire che nel suo: Micromégas, immaginerà le avventure terrestri di un abitante di Sirio “alto otto leghe” e lo stesso Jules Verne, che ispirato dal ritrovamento di ossa giganti scrive il suo “”Le Humbug” pubblicato postumo nel 1910.Nel suo Dizionario Filosofico, Voltaire, l’amico del misterioso Conte di Saint Germain, oltre ad affermare che la storia della caduta degli angeli, non si trova nei libri di Mosè; afferma anche che la prima testimonianza che ne abbiamo è quella del profeta Isaia, il quale, apostrofando il re di Babilonia, esclamò: “Cosa è diventato l’esattore dei tributi? I pini e i cedri si rallegrano della sua caduta; come sei caduto dal cielo, o Hellel, stella del mattino?” (Isaia 14,12-15), ed ecco una strana lettera attribuita a Voltaire: Il 6 Gennaio 1761, AprileVoltaire scrisse una lettera al Conte di Saint Germain dicendo:"Io Vi rispondo, Signore, alla lettera del mese di nella quale le terribili rivelazioni fanno del vecchio uomo che sono diventato, il confidente del più terribile dei vostri segreti, il giorno della sua morte. Grazie Germain, la Vostra lunga strada nel tempo sarà rischiarata dalla mia amicizia per Voi, anche al momento delle Vostre rivelazioni sulla metà del 20° secolo. Le immagini parlanti non avrebbero potuto, a causa del tempo, conservarsi nel ricordo. Possano le vostre meravigliose macchine volanti, ricondurvi a me.
Addio, amico mio”. Voltaire, Gentiluomo del Re.
Per cui è comprovato e potrei creare un enciclopedia di prove sull’esistenza dei giganti che interagirono con l’uomo. Il fatto che se ne parli poco, ha un motivo; infatti, secondo alcuni interpreti, le scoperte di giganteschi scheletri sarebbero occultate dalla comunità scientifica, solo perché sarebbero incompatibili con i presupposti della paleontologia di stampo darwinista, ma su questo punto non mi esprimo.