giovedì 26 luglio 2018

Acqua su Marte, un lago sotto i ghiacciai


 Questa notizia dimostra ancora una volta, come la Nasa riesca a confondere l'opinione pubblica, Marte nasconde una realtà scomoda per la nostra epoca. Un lago di acqua salata c’è davvero su Marte e la scoperta è frutto della tecnologia e della scienza di 22 ricercatori italiani, e soprattutto della loro determinazione a indagare uno dei misteri più intriganti del Pianeta Rosso. Il risultato pubblicato sulla rivista americana Science ha fatto subito il giro del mondo perché apre prospettive che cambieranno l’esplorazione e la ricerca della possibile vita. Il bacino è sotterraneo, nascosto a 1.500 metri di profondità. Esteso venti chilometri quadrati, si trova nella regione Planum Australe, una pianura nelle vicinanze del Polo sud dove una candida calotta di ghiaccio di anidride carbonica luccica perennemente nei panorami rossi. La storia inizia nel 2003 quando la sonda dell’Esa europea MarsExpress parte per l’orbita marziana. L’agenzia spaziale Asi partecipa all’impresa mobilitando i nostri specialisti dell’Istituto nazionale di astrofisica, delle università La Sapienza, Roma Tre, D’Annunzio e del Cnr. Alla base c’era un’innovazione di cui era padre il professor Giovanni Picardi, illustre esperto di radar a La Sapienza. Lui proponeva la costruzione di un tipo di radar a bassa frequenza, battezzato Marsis, da imbarcare sulla sonda le cui onde sarebbero state capaci di penetrare nel sottosuolo marziano fino a quattro chilometri rivelandone struttura e natura. Purtroppo Picardi è stato testimone solo dei primi indizi della futura scoperta perché nel 2005 è scomparso lasciando però un’eredità preziosa. Il cuore dello strumento è stato realizzato in Italia nei laboratori di Thales Alenia Space mentre in collaborazione con il Jet Propulsion Laboratory della Nasa sono state costruite negli Stati Uniti le due sottili antenne di kevlar che escono dalla sonda per venti metri. Così si è scandagliato sotto la superficie con non poche difficoltà perché i diversi materiali riflettevano i segnali in vari modi non sempre decifrabili. Enrico Flamini dell’Asi, Elena Pettinelli di Roma Tre e Roberto Orosei dell’Inaf (primo firmatario della ricerca) hanno guidato il gruppo che ha accumulato indizi in-teressanti. Il software dello strumento ha giocato però un brutto scherzo trasmettendo valori che depistavano. Allora gli scienziati hanno cambiato il programma tracciando finalmente con certezza i confini del lago dove l’acqua rimaneva liquida grazie a una sorta di antigelo, cioè dei sali che erano stati trovati anche in superficie dalla sonda Phoenix. «La scoperta premia l’impegno dei nostri ricercatori impegnati da decenni su Marte assieme alla Nasa e all’Esa — nota Roberto Battiston, presidente dell’Asi —. E ora ci prepariamo allo sbarco del rover di Exomars nel 2020 quando andremo anche scavare nelle profondità con una trivella robotizzata tutta italiana»