lunedì 3 agosto 2015

Tarzariol Lucio da Castello Roganzuolo - Come e dove ho scoperto la realtà di Atlantide - Articolo su Archeo & Misteri

                Articolo su Atlantide dell'Artista e studioso Lucio Tarzariol  da Castello Roganzuolo 
                  pubblicato su Archeo & Misteri  (Copertina della rivista dedicata all'Articolo)
Estratto dal libro di Lucio Tarzariol















COME E DOVE HO SCOPERTO LA REALTÀ DI ATLANTIDE
UNA STORIA NELLA LEGGENDA, DOVE CADDERO LE METEORE CHE INABISSARONO IL CONTINENTE PERDUTO, DOVE FUGGIRONO I SUPERSTITI E DOVE GLI DEI CI CREARONO
DALLE RICERCHE  DI LUCIO TARZARIOL

Atlantide, in greco Ἀτλαντίς, "figlia di Atlante", è da sempre il mistero che  tutti vorrebbero svelare, ma in realtà essa porta in se i ricordi del nostro passato, la storia umana nella leggenda, anche se alcuni studiosi, come accade già nell'antichità classica, continuano a credere che sia solo una chiara invenzione di Platone, altri con sobrietà si sono adoperati a cercarla, o addirittura a locarla in varie parti del mondo.
Atlantide, fu uno dei luoghi scelto dagli Dei per creare l’uomo e dove si istituì una grande ed evoluta civiltà con un culto solare, infatti, Atlante secondo la mitologia si trova nell'estremo occidente, nel paese delle Esperidi dove Zeus lo condannò a reggere sulle spalle il cielo, dopo la vittoria sui giganti; ed è da questa leggenda che vennero chiamati da Erodoto i monti marocchini d'Atlante, quei regni che furono prima di Urano, in greco Οὐρανός "Ouranós", personificazione del cielo, .divennero poi patria dei Titani, i giganti figli di Titea, che dopo la morte fu resa Dea per meriti, che con Urano ebbe 17 figli, Urano ebbe molte mogli, Diodoro ci parla di quarantacinque figlioli. Da Titea che ebbe per cognome “Terra,” nacquero e furono famose, Reina e Rhea (chiamata Pandora), alla morte del padre, come ci dice Diodoro, gli Dei ripresero il regno ancora vergine, fino a che Reina non sposo il fratello Hiperione generando il Sole e la Luna, nomi dei figli che poi furono immortalati nelle stelle. In altre parole accade quello che già sappiamo da Enoch, dal suo libro dei Vigilanti, il solito accoppiamento fra “i figli di Dio e le figlie degli uomini”, e fu così che si crearono esseri semidivini che con la nuova senzienza iniziarono ad inventare e scoprire il mondo della scienza iniziando in quei luoghi ciò che chiamiamo civiltà. Chiaramente lo Afferma Diodoro Siculo quando nella sua “Historia”, dice:”Furono oltre a ciò le figliole d’Atlante sette, dette Atlantidi dal nome del padre, avvenga che ciascuna avesse il suo nome proprio: come Maia, Eletra, Taigete, Asterope, Merope, Alcione, e Celeno. E si dice che queste parte si congiungessero con Heroi e parte con Dei, e che per la virtù loro quelli che da loro nacquero furono e Dei e heroi, e i principali tra l’humana generatione. Maia come la prima tra tutte l’altre d’età partorì di Giove (Giove figlio di Saturno e Rhea sua sorella, da non confondersi con Giove d’Urano fratello e reggente di Creta), Mercurio, che fu appresso gl’huomini di molte cose l’inventore. E nell’istesso modo ciascuna dell’altre figliuole d’Atlante partorì figliuoli di virtù eccellenti; alcuni dei quali furono principi e origine di nationi, e alcuni di città edificatori”. Questi Dei nella Bibbia appaiono come gli “Angeli caduti e figli di Dio”, infatti si riconferma questo fatto accaduto anche nella Genesi 6,1-4, dove si legge: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sopra la faccia della terra e nacquero loro delle figliole, avvenne che i figli di Dio videro che le figliole degli uomini erano piacevoli e se ne presero per mogli tra tutte quelle che più loro piacquero. Allora il Signore disse: "il mio spirito non durerà per sempre nell'uomo, perché egli non è che carne, e i suoi giorni saranno di centovent'anni". C'erano i giganti sulla terra a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio s'accostarono alle figliole dell'uomo e queste partorirono loro dei figli. Sono questi i famosi eroi dell'antichità”.
Il noto Documento di damasco ce lo conferma nel trattare l’argomento: “gli angeli che hanno trasgredito l'ordine di Dio, hanno anche infranto l'ordine della natura, si sono contaminati e hanno contaminato tutta la natura; l'hanno sciupata; per questo o è sorto il male o almeno il male è dilagato”; l’apocrifo della Genesi ce lo reinterpreta riferendosi ad Azazel e agli angeli che entrarono dalle figlie degli uomini e generarono loro gli eroi (ghibborim).
Diodoro Siculo, colloca l’Atlantide già raccontandoci di Cibele madre degli Dei, e, per l’appunto, anche dei “discendenti di Atlante che tennero intorno all’Oceano il Regno”; “ci riferisce continuando, cito testualmente: “Dopo la morte di Hiperione, si dice che i figlioli di Urano divisero tra loro l’Imperio. E che tra loro nobilissimi furono Atlante e Saturno. Toccarono in sorte ad Atlante i luoghi posti lungo l’Oceano, e questi diede dal suo nome à quei popoli, e ad un altissimo monte vicino all’Oceano, il nome d’Atlante. Dicesi che questo fu peritissimo in Astrologia, e che fu egli tra gli uomini il primo, che disputasse della sfera: onde perciò fu giudicato che egli con le spalle sue sostenesse il cielo, dando a questa favola luogo l’inventione della sfera.”
Se ora consideriamo l’interpretazione oltre oceano di Kolosimo, giungiamo allo stesso fine. Egli ci racconta che “dal cielo scesero su Atlantide esseri evoluti tanto che, ai primi abitanti del pianeta, sembravano simili agli dei (MIXCOATL) vennero su astronavi a forma di fuso (SERPENTI DELLE NUBI) e si unirono ai terrestri (CHIPALMAN), guidandoli verso un elevato livello di civiltà. Poi, la nuova civiltà si trasferì in America portando il progresso agli antichi abitanti del continente, che vissero felici per tutto il tempo che durò l’influenza di Atlantide, cadendo poi sotto uno stato barbarico e malvagio di “demoni.” Solo con il sacrificio di QUETZALCOATL elevando il suo cuore a Venere, mondo dal quale proveniva lo stesso Quetzalcoatl, essi poterono sperare di salvarsi.
Dalle mie ricerche ho raggiunto la convinzione che in realtà sia esistito il “Continente Atlantideo”, anzi fu probabilmente la meta di antiche Deità esiliate o non, che si spartirono le terre del Pianeta e che intervennero geneticamente sul primitivo essere umano e proprio ad Atlantide crearono una grande civiltà. Platone, molto chiaramente nel Timeo, “come notizia storica e non fantasia”, la colloca ancora nell’ Atlantico quando dice: “Egli si legge nelle memorie nostre, molte, e meravigliose opere della Città vostra; ma un impresa in grandezza, e virtù singolare; scrivendosi, che la vostra Città abbia fatto resistenza già ad innumerabile gente inimica; la quale uscita dal mar Atlantico aveva assediato quasi tutta la Europa, e l’Asia: Conciossiachè allora era navigabile quel mare, avendo nella bocca, e nella entrata di lui la Isola da voi chiamata le colonne di Ercole, ed era quella Isola parimente maggiore, della Libia, e dell’ Asia, per la quale era strada aperta a chi facevano viaggio allora alle altre Isole vicine,  e dalle Isole a tutta la terra ferma, la qual giaceva al dirimpetto, ed a quel vero mar vicina. Perciochè tutto quello, ch’è entro la bocca, della qual parliamo, appar porto, avendo una certa entrata ristretta; ma il mar vero mare. Eziandio quella terra, che lo circonda veramente si potrebbe dir terra ferma. In quell’Isola di Atlante crebbe una grandissima, e meravigliosa potenza di Re, i quali signoreggiavano a tutta l’Isola, e altre molte, ed a parte della terra ferma. Più oltre ed a quelle, che sono appresso noi, e signoreggiarono la Libia fino all’Egitto., e l’Europa fino al mar Tirreno. Preciso che questa è l’autentica traduzione in mio possesso del Dardi Bembo, tratta dal volume secondo delle opere di Platone stampato a Venezia nel 1743 presso Giuseppe Bettinelli.
Da questi versi, a mio parere, appaiono chiare le origini delle similitudini tra la cultura dei popoli precolombiani ed il popolo egizio e sumero in quanto queste culture traggono la loro esistenza culturale dal contatto con la matrice degli “atlanti-dei” la cui elite regnante intervenne geneticamente su alcuni esseri premevi di tutto il pIaneta; creando semidei ricordati nella mitologia come Eroi. Si sa che per i popoli antichi, sono gli Dei i Creatori dell’uomo e di questi Dei di Atlantide. Diodoro Siculo nella sua libraria Historica parlando, per l’appunto, degli Atlantidi ce lo riferisce chiaramente: “Dicesi da costoro avere avuto origine i Dei, per quanto dell’Oceano si trova scritto da i Greci”; e questa affermazione è tratta dal mio testo originale, dall’autentica traduzione di F.  Baldelli del 1574, stampata a Venezia dal Giolito. La citazione non è l’unica e casuale, nel testo si legge ancora più chiaramente: “Ora poi che noi siamo venuti ha fare de li Atlantici mentione, non farà. Fuor di proposito, di venir raccontando di quelli Dei l’origine, i quali insieme da costoro si dicono già esser discesi. Habitando (per quanto che habbiamo inteso) gli Atlantici i luoghi à l’Oceano vicini, luoghi veramente felici, riportaron lode di persone religiose e pietose, e appresso di amorevolissimi verso i forestieri sopratutti gli altri, e verso i vicini loro anchora. Affermasi, che da costoro discesero e ebbero l’origine loro gli Dei; e quest’opinione è seguita dal’eccellintissimo Poeta Greco, mentre egli induce Giunone à chiamare l’Oceano Padre, e Theti madre de gli Dei. E per quello che scrive, Urano fu il primo che tenesse il Regno appresso loro: e che da principio egli essortò gl’huomini, che primieramente dispersi se ne  andavano per le campagne qua e la à radunarsi insieme, e ad edificar città; e in tal guisa  di una fera selvatica ad una più civile vita, e da huomo li ridusse."
Dopo queste sconvolgenti parole, ricordate come favole, vi sarà chiaro che la mia tesi non è farneticazione, ma una realtà che prima o poi emergerà e giungerà anche gli ottusi e ignari del “nostro caro volgo”; del resto la stessa Theti, madre degli Dei, è un personaggio mitologico di grandissima bellezza, era la più bella tra le Nereidi, le ninfe dei mari figlie di Nereo e Doride, discendenti da Oceano, e guarda caso aveva proprio il dono della “metamorfosi”; Urano steso aveva questo dono e ricordiamoci che personificava il Cielo, magari “chi proveniva dal cielo” e generò con Titea, cioè Gea la personificazione della Terra, le prime mostruosità: Titani, tritonidi, sirenidi, uomini, eroi e semidei che la mitologia di Esiodo e Omero prima, e Erodoto e Diodoro poi rievocano dalla notte dei tempi. Quindi lontani dal Dio “Assoluto” invisibile che già sostenne Teodorito vescovo cirense, convinto che “Dio non si può vedere con gli occhi, perché non è simile a cosa alcuna”, o come lo descrive la Upanisad Mundaka: "Al pari del ragno che tesse ed emette il filo dal proprio corpo, al pari della madre terra che dà vita dal suo seno ad erbe e piante, al pari dell'uomo che produce unghie, capelli ecc., in egual modo dal Brahman imperituro procede l'universo", (Mundaka I. 7); ma una sorta di Demiurgo che successivamente è stato  trasformato nel Dio cristiano. Come sappiamo, del resto, gli ebrei schiavi in Babilonia, si formano una cultura frequentando le scuole babilonesi, quindi dai miti degli Dèi di Babilonia, elaborarono la loro idea di creazione; il loro dio non è più nella vita, nella materia, nella quotidianità, come gli Dèi babilonesi ed egizi, tra l’altro quest’ultimi anche i tutori dello stesso Mosè che compilò per l’appunto la Genesi.
Infatti, Manetone, nel raccogliere le storie dell'Egitto, parla di quattro periodi dinastici prima del regno dei faraoni, in tal modo nel 10.700 vi era il regno di Thoth, "colui che calcola i cieli", e questo coincide con l'era  di Atlantide e le costruzioni megalitiche come Stonehenge basate, per l’appunto, sui cicli lunari e Thoth era anche il dio della Luna, che i sumeri chiamavano Sin. Ecco cosa scrisse a tal proposito l’eminente egittologo Sir Wallis Budge: "La somiglianza tra i due Dei è troppo forte per essere accidentale…sarebbe sbagliato ritenere che gli egizi lo mutuarono dai sumeri o i sumeri dagli egizi, ma si potrebbe avanzare l’ipotesi che le classi colte di entrambi i popoli acquisirono i sistemi teologici da una fonte comune, ma estremamente antica". In un racconto egiziano, effettivamente, si narra di un calendario conteso tra Ra e Thoth, nel quale risulta che quest'ultimo era partito da una terra remota, un “monte primordiale” chiamato “Tepe", che molte culture, in tutto il mondo, ancora ricordano.
Di questa mitica Atlantide, ritenuta dimora della “quarta razza madre”, se ne parla, per l’appunto, anche nel Timeo e nel Crizia di Platone intorno al 430 a. C., che, probabilmente, trasse ispirazione da Solone e Dionisio di Mileto, che a loro volta ne vennero a conoscenza attraverso delle misteriose tavole conservate nel tempio di Sais in Egitto; del resto anche Erodoto ci fa sapere che i greci tolsero i loro primi dodici Dei dagli egizi prendendoli dalle dottrine incise sulle colonne di Mercurio delle quali i sacerdoti egizi erano dotti, come riportato anche nel noto testo medioevale “Immagini de i Dei de gli antichi” del Cartari, stampato a Venezia da Francesco Ziletti nel 1580.  Inoltre non dobbiamo dimenticare che anche Mosè, per la stesura della Genesi biblica, probabilmente raccolse dati dal sapere che offrivano i templi d’Egitto, essendo parte della corte egizia, in quanto il pupillo della figlia del Faraone, e quindi iniziato ai “misteri dei sacerdoti”. Mercurio è lo stesso dio Thoth, Ermes, chiamato dai romani, per l’appunto, Mercurio il messaggero degli Dei, figlio di Zeus e Maia, a sua volta figlia di Atlante; nato sul Monte Cilene in Arcadia come tutti i figli del Dio Serpente, gli Ierofanti Egiziani e Babilonesi prima del diluvio e che insieme agli atlantidi costruirono queste colonne una d'oro puro e l’altra di smeraldo, capace di risplendere di notte con grande brillantezza. È Thoth che da la senzienza all’uomo nel Libro dei Morti degli antichi egiziani tradotto da G. Kolpaktchy e D. Piantanida, al capitolo al cap. CLXXXIII si legge: “Io sono il Pennello del Signore dell’ Universo, di questo Signore delle Leggi che elargisce il dono delle parole di saggezza…e ancora:  Affinché, questo soffio, possa risvegliare il Cuore”. Presso la religione Induista, abbiamo l’avatar o avatara, ed è l'assunzione di un corpo fisico da parte di Dio o di uno dei Suoi aspetti. Questa parola deriva dalla lingua sanscrita e, tra l’altro, significa proprio "colui che è disceso"; in altre parole abbiamo le stesse divinità che in più parti del mondo, come presso il monte di Atlantide, realizzarono i loro “esperimenti di Creazione”. Basti soffermarsi sulla somiglianza tra Poseidone e Shiva entrambe rappresentati con il mitico tridente, che era l'arma di Poseidone, con il quale poteva “generare”. Con Schiva conosciuto sia come Distruttore che come “Creatore”, il tridente, diventa il trishula. Shiva è lo sposo di Kali, la."Signora della Montagna" in Himalaya. Per i sumeri questo dio assume il nome di Enki ed Ea in accadico, anch’esso per l’appunto, dio acquatico della mitologia mesopotamica. Il mito lo riteneva signore delle acque dell’apsû, nonché divinità della sapienza, protettore dei riti e dei sacerdoti. Il luogo di culto di Enki era la città di Eridu, (L’Eden), e a Dilmun, nel Bahrain; anche qui appare Nin hur sag, o Nin Ti, (Signora della vita), Ti significa anche costola e ci porta a ricordare Eva e la creazione di Adamo. Nin Ti era anche lei conosciuta come la “Signora della Montagna” ed era la sorella di Enki che dirigeva la medicina; sarebbe proprio seguendo materialmente i procedimenti medici del fratello che nel suo laboratorio riuscì a creare la razza umana.
Tornando ad Atlantide, il vecchio Crizia, nella discussione, riportata da Platone e avvenuta ad Atene con Socrate, Timeo ed Ermocrate, racconta come un secolo prima, Sonchis (Egitto, VI-VII secolo a.C.), un Sacerdote del tempio della Dea Madre Neith, raccontando delle antichità greche, riferisse che quello greco era un popolo giovane in confronto ad altri e che gli egiizi possedevano molta documentazione scritta e secondo il sacerdote, una civiltà evoluta era esistita per secoli su un'isola andata distrutta novemila anni prima da un immane cataclisma durato un solo giorno. Sembra che la terra in quei luoghi, a quel tempo fosse abbastanza instabile lo stesso Diodoro ci dice: “Leggesi medesimamente, che essendosi per un terremoto aperta la terra in quei luoghi che voltavano verso l’Oceano, la Palude Tritonide rimase secca”. Del resto, secondo Platone, il dio Poseidone (in Greco Ποσειδῶν), l’innamorato di Clito, una fanciulla di Atlantide, e che nell'antica religione greca è il dio del mare. è anche nella sua accezione “Scuotitore della Terra e dei terremoti”; divinità a Lui simili nel mondo antico furono Rodon nella mitologia illirica, Nethuns nella mitologia etrusca e Nettuno figura della mitologia romana, anch’esso era il dio delle acque correnti e in seguito divenne, dopo il 399 AC, il dio del mare trasformandosi, per l’appunto, nell'equivalente del dio greco Poseidone, e già Cicerone nel suo trattato Sulla natura degli dei così lo descrive:. “Il primo regno, cioè il dominio su tutto il mare, fu affidato a Nettuno che la tradizione vuole fratello di Giove”. Poseidone "recinse la collina dove ella viveva, alternando tre zone di mare e di terra in cerchi concentrici di diversa ampiezza, due erano fatti di terra e tre d'acqua". Al centro della città vi era il tempio di Poseidone e Clito, lungo circa 250 metri ed alto in proporzione, rivestito di argento al di fuori e di oricalco all'interno, con al centro una statua d'oro di Poseidone sul suo cocchio di destrieri alati, che arrivava a toccare la volta del tempio. Poseidone e Clito ebbero 10 figli, il primo dei quali, Atlante, sarebbe divenuto in seguito il governatore dell'Impero. Questa divenne una monarchia ricca e potente e l'isola fu divisa in dieci zone, ognuna governata da un figlio di Poseidone e dai relativi discendenti. Inizialmente il loro era stato un governo saggio e giusto ma la convivenza con i mortali li corruppe a tal punto che Zeus fu costretto ad intervenire, inabissando l'isola; ecco un estratto saliente del Critia tratto dall’originale traduzione del Dardi Bembo, tratta dal volume secondo delle opere di Platone stampato a Venezia nel 1743 presso Giuseppe Bettinelli.
IL MAPPALE DI ATLANTIDE?
Osservando il simbolo antichissimo del labirinto che molti studiosi rappresentano in molte maniere e pensando alla descrizione della città di Atlantide nel Critia di Platone, si può giungere  a supporre, come alcuni pensano, che esso rappresenti nientemeno che Atlantide. Se fosse così apparirebbe chiaro tutto il mio pensiero, che vede l’Atlantide il perno focale delle civiltà mondiali, infatti il simbolo del labirinto è rappresentato in moltissime culture distanti tra loro e le collega ad un’ unica radice. In altre parole il labirinto rappresenterebbe il monito dell’espansione degli atlantici nel mondo antico.
Infatti nel Critia si legge chiaramente una possibile chiave della rappresentazione simbolica del labirinto:
"...Su questa montagna aveva la sua dimora uno degli uomini primordiali di quella terra, nato dal suolo; si chiamava Evenor e aveva una moglie chiamata Leucippe, ed essi avevano un'unica figlia, Cleito. La fanciulla era già donna quando il padre e la madre morirono; Poseidone si innamorò di lei ed ebbe rapporti con lei e, spezzando la terra, circondò la collina, sulla quale ella viveva, creando zone alternate di mare e di terra, le une concentriche alle altre; ve ne erano due di terra e tre d'acqua, circolari come se lavorate al tornio, avendo ciascuna la circonferenza equidistante in ogni punto dal centro, di modo che nessuno potesse giungere all'isola, dato che ancora non esistevano navi e navigazione...".
Neith, la Dea di Sais, è tradizionalmente conosciuta anche come Nit, Net e Neit, fu la Dea della caccia e della guerra ed ebbe come simboli di potere, come la città stessa di Sais, due frecce incrociate sopra uno scudo come corona divina e il bastone uadj come scettro di potere; divenne protettrice di uno dei quattro Figli di Horo, Duamutef,; e fu considerata anche la personificazione delle acque primordiali della creazione, nella Ogdoade, e la madre di Ra. il dio del sole di Eliopoli che è chiamato anche “colui che piange”, si dice che dalle sue lacrime sia nato il genere umano; nella duplicità di Atum Rà diviene il “Creatore”. Secondo i sumeri Rà, “colui che diede la coscienza vitale”, era figlio di Enlil, dio sumero al quale fu assegnata la terra del Nilo quando ci fu la spartizione del pianeta tra le dinastie di Ea o EnKi ed Enlil. Neith, fu anche la madre di Sobek ed In tempi più recenti, fu la dea della guerra e della morte identificata con Nefti, e quindi considerata anche la moglie di Seth. Nell'iconografia, Neith appare come una donna con una spola di telaio sulla testa, con in mano un arco e delle frecce, ma viene anche rappresentata come una donna con la testa di leonessa, di serpente o di mucca. Lo stesso Nemes unificatore dell’Egitto fu sposo di una certa Neithotepi “Neith è soddisfatta” la cui tomba sembra essere stata ritrovata a Naquada.
Platone nel Timeo afferma che Neith fosse la stessa dea greca Atena con un altro nome, anche se storicamente le due divinità hanno diversa origini, in realtà apparirà chiaro che questa Dea non era altro che una dei Tanti Dei, “Eohim, Vigilanti, ecc.”, quella schiera di deità che ridiscesero sulla Terra e per i loro scopi, diedero la senzienza all’uomo primitivo intervenendo geneticamente su quei primitivi esseri “sementi della terra”; una Dea creatrice di uomini, come la sumera Ishtar, l’ebrea Lilith, ecc.; questo è sempre ciò che emerge ogni volta che mi accingo ad approfondire le arcaiche vicende degli antichi. Infatti anche Platone ci lascia versi, che a mio parere, rivelano tale realtà, nel Timeo si legge chiaramente: “Allora disse, che Solone meravigliato, pregasse con grande istanza i sacerdoti, che rivelassero diligentemente tutte le opre de’ Cittadini antichi; e li fosse risposto già da certo di loro: Niuna invidia, o Solone ci vieta questo; ma io dirò, e per rispetto di te, e della Città vostra, e massimamente per la Dea, la quale ancora fabbricò, allevò, e ordinò la Città vostra, e la nostra; la vostra della nostra mille anni prima, prendendo le sementi dalla Terra, e da Vulcano. Or le cose di questa nostra Città, fatte dopo otto mille anni, si contengono nelle sacre lettere. Dunque, o Solone, ora ti narrerò brevemente gli ordini e le imprese eccellenti di que’ Cittadini, che furono innanzi a noi fra questo tempo di nove mille anni.”.
Più avanti, Platone chiarisce ancora di più l’intervento della Dea quando dice: “Dunque con questo ordine, e ornamento, avendovi ornato la Dea, vi fece abitare: conciossiachè elesse il luogo, ove nascesse, avendolo veduto acconcio, per le temperie dell’aria, a produr prudentissimi uomini: perciochè la Dea, come bellicosa, e saggia,  fe elezione di luogo, ceh fosse per produrre uomini utilissimi, e lo fece abitare. Sicchè con queste leggi, o con ordinazioni ancora più oneste,, formati i vecchi Ateniesi, riuscirono eccellenti in ogni sorte di virtù, sopra tutti gli altri, come a loro si conveniva, che erano generati, ed ammaestrati da’Dei.
La concezione di Platone a tal proposito è chiara quando si riferisce alle idee percepite dalla mente umana, e nel Timeo afferma: “Sono elle poi quattro. Una contiene il genere de’Dei Celesti, l’altra il volatile, e quello che cammina per l’aere, la terza lo accomodato a’liquori dell’acqua, la quarta il pedestre, e terreno animale”.
I berberi Tuareg ancora oggi cantano la loro discendenza dalla Madre delle Madri che li crearono.
Nel Timeo, più volte si fa riferimento alla “Creazione” dell’uomo da parte degli Dei, poi si racconta con intento storico, che ci sia stata, veramente, una vasta isola detta Atlantica i cui regnanti re potentissimi non disdegnarono l’intento di conquistare l’Europa e l’Asia, ma senza riuscirci per la forte opposizione dei Greci che mantennero la loro libertà. Infatti secondo i sacerdoti, Atlantide era una monarchia assai potente, con enormi mire espansionistiche e situata geograficamente oltre le Colonne d'Ercole, politicamente controllava l'Africa fino all'Egitto e l'Europa fino all'Italia e fu proprio nel periodo della guerra con gli Ateniesi che un immenso cataclisma fece sprofondare l'isola sotto l'Oceano, distruggendo per sempre la loro civiltà.
Già  nel XVII circolava una teoria che vedeva Atlantide ad occidente di Gibilterra, e si affermava che le isole Canarie e l'arcipelago delle Azzorre devono considerarsi avanzi dell'antico continente atlantideo.
Fu Bory de Saint-Vincent che da studi, ricerche e crociere per studiare lo stato geologico delle isole ad occidente dell'Africa settentrionale, Madera, le Azzorre e le isole del Capo Verde si convinse che fossero i resti di un antico continente.
Inoltre, secondo la sua teoria, la scomparsa dell'Atlantide sarebbe stata causata da un grandissimo lago, chiamato Tritonide, anticamente esistito proprio nell’ Africa settentrionale; e teorizzò che un violento terremoto avrebbe rotto la sua breve diga, rovesciando le sue enormi masse d'acqua prima nel canale che separava il continente africano da quello atlantico, e poi su Atlantide, formando così il deserto del Sahara.
Nel XVIII secolo i geologi ed i naturalisti tratti, dalla modificazione fisica dei terreni e dalla somiglianza tra le razze animali e la flora del nuovo e dell'antico continente, ammisero la necessità di un continente intermedio, che fosse loro servito da ponte naturale. Inoltre la presenza della vita di animali e insetti continentali nelle Azzorre, nelle Canarie e a Madera implica che le Azzore facevano un tempo parte di un continente.
Non a caso anche il naturalista francese Luigi Germain, dopo alcuni studi sulla fauna e la flora delle Azzorre, di Madera, delle Canarie e del Capo Verde, concluse che verso la metà dell'evo terziario questi quattro arcipelaghi formavano una sola terra unita a nord con la penisola iberica, a sud con la Mauretania, ad ovest con le Bermude e con le Antille. Alla fine del terziario, a causa di vasti movimenti orogenici, ci fu lo spezzamento: da prima è una larga frattura occidentale che isola definitivamente l'Antico e il nuovo continente, poi è un profondo avvallamento che lo separa dall'Africa attuale. Ciò che ne restò avrebbe formato L'Atlantide ricordata da Platone.
Ecco alcuni estratti tratti, da una più semplice e recente traduzione del Timeo di Platone, 1° estratto: "Solone, Solone, voi Greci siete sempre bambini, e non esiste un Greco vecchio". E Solone, dopo aver ascoltato, chiese: "Come? Che cos'è questa cosa che dici?" "Siete tutti giovani", rispose il sacerdote, "nelle anime: infatti, in esse non avete alcuna antica opinione che provenga da una primitiva tradizione e neppure alcun insegnamento che sia canuto per l'età. Allora uno dei sacerdoti assai vecchio disse: E questa è la ragione. Molte sono e in molti modi sono avvenute e avverranno le perdite degli uomini, le più grandi per mezzo del fuoco e dell'acqua, per moltissime altre ragioni altre minori.
Quella storia che presso di voi si racconta, vale a dire che un giorno Fetonte, figlio del Sole, dopo aver aggiogato il carro del padre, poiché non era capace di guidarlo lungo la strada del padre, incendiò tutto quel che c'era sulla terra, e lui stesso fu ucciso colpito da un fulmine, viene raccontata sotto forma di mito, ma in realtà si tratta della deviazione dei corpi celesti che girano intorno alla terra e che determina in lunghi intervalli di tempo la distruzione, mediante una grande quantità di fuoco, di tutto ciò che è sulla terra.
Allora quanti abitano sui monti e in luoghi elevati e secchi muoiono più facilmente di quanti abitano presso i fiumi e il mare: e il Nilo, che ci è salvatore nelle altre cose, anche in quel caso ci salva da quella calamità mediante l'inondazione.
Dunque queste vostre genealogie che hai ora esposto, Solone, sono poco diverse dalle favole dei bambini, perché in primo luogo voi ricordate un solo diluvio della terra, mentre in precedenza ve ne sono stati molti (in particolare, gli ultimi due), e in secondo luogo non sapete che nella vostra regione, presso di voi, ha avuto origine la stirpe più onorevole e più nobile di uomini, dai quali provenite tu e tutta la città che adesso è vostra, essendo allora rimasto un piccolo seme; ma voi lo ignorate perché i superstiti per molte generazioni morirono muti per non conoscere le lettere.
In quel tempo, Solone, prima dell'immane rovina causata dalle acque, la città degli Ateniesi era la migliore in guerra e, soprattutto, sotto ogni punto di vista, era governata da ottime leggi: ad essa si attribuiscono le imprese più belle e le costituzioni migliori fra quelle di cui noi abbiamo accolto la tradizione sotto il cielo".
2° Estratto: Dopo aver ascoltato queste parole, Solone disse di meravigliarsi e di pregare con fervore i sacerdoti di esporgli con esattezza il seguito delle storie riguardanti i suoi antichi concittadini.
Il sacerdote rispose: "Non vi è nessun problema, Solone, ma parlerò per te e per la vostra città, e soprattutto in onore alla dea che ebbe in sorte la vostra e questa città, e le allevò ed educò, per prima la vostra mille anni fa, ricevendo il vostro seme da Gea ed Efesto, e in seguito questa città qui.
Per quanto riguarda l'ordinamento di questa nostra città, nelle sacre scritture, vi è scritto il numero di ottomila anni.
Quindi riguardo ai cittadini vissuti novemila anni fa ti mostrerò brevemente le leggi, e l'impresa più bella che essi compirono: un'altra volta con maggior precisione te le spiegherò tutte con maggior tranquillità, una dopo l'altra, ricavandole dagli scritti stessi.
3° Estratto: Allora infatti quel mare era navigabile, e davanti a quell'imboccatura che, come dite, voi chiamate colonne d'Ercole, aveva un'isola, e quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia messe insieme: partendo da quella era possibile raggiungere le altre isole per coloro che allora compivano le traversate, e dalle isole a tutto il continente opposto che si trovava intorno a quel vero mare.
Infatti tutto quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto caratterizzato da una stretta entrata: quell'altro mare, invece, puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi veramente e assai giustamente chiamarla continente. In quest'isola di Atlantide vi era una grande e meravigliosa dinastia regale che dominava tutta l'isola e molte altre isole e parti del continente: inoltre governavano le regioni della Libia che sono al di qua dello stretto sino all'Egitto, e l'Europa sino alla Tirrenia.
Tutta questa potenza, radunatasi insieme, tentò allora di colonizzare con un solo assalto la vostra regione, la nostra, e ogni luogo che si trovasse al di qua dell'imboccatura. Fu in quella occasione, Solone, che la potenza della vostra città si distinse nettamente per virtù e per forza dinanzi a tutti gli uomini: superando tutti per coraggio e per le arti che adoperavano in guerra, ora guidando le truppe dei Greci, ora rimanendo di necessità sola per l'abbandono da parte degli altri, sottoposta a rischi estremi, vinti gli invasori, innalzò il trofeo della vittoria, e impedì a coloro che non erano ancora schiavi di diventarlo, mentre liberò generosamente tutti gli altri, quanti siamo che abitiamo entro i confini delle colonne d'Ercole.
Dopo che in seguito, però, avvennero terribili terremoti e diluvi, trascorsi un solo giorno e una sola notte tremendi, tutto il vostro esercito sprofondò insieme nella terra e allo stesso modo l'isola di Atlantide scomparve sprofondando nel mare: perciò anche adesso quella parte di mare è impraticabile e inesplorata, poiché lo impedisce l'enorme deposito di fango che vi è sul fondo formato dall'isola quando si adagiò sul fondale".
Queste parole che hai ascoltato, Socrate, riassunte per sommi capi, sono quelle pronunciate dal vecchio Crizia, secondo la versione dì Solone: mentre ieri tu parlavi dello Stato e degli uomini che delineavi, rimanevo meravigliato richiamando alla memoria proprio le cose che ora ho raccontato e osservando che per una incredibile coincidenza avevi in gran parte perfettamente aderito con quelle cose che disse Solone.
Tuttavia non volli parlare in quel momento perché a causa del tempo trascorso non me le ricordavo abbastanza. Pensai allora che, prima di parlare, sarebbe stato meglio riprendere con esattezza tutto quanto dentro di me.
Per questo motivo accettai subito le cose che mi erano state ordinate di dire, pensando che avremmo convenientemente superato quella che è la più grande difficoltà in tutte le discussioni di questo genere, vale a dire l'esposizione di un racconto che si adatti agli scopi proposti.
Così , come costui diceva, ieri, non appena uscii di qui, riportai a costoro le cose che mi ricordavo, poi, congedantomì e riflettendo con attenzione durante la notte, ho richiamato quasi tutto alla memoria. E proprio vero quel che si dice, e cioè che quanto si apprende da bambini si ricorda in modo mirabile.
Infatti ciò che ho udito ieri, non so se sarei in grado di richiamarlo di nuovo tutto alla memoria: quanto invece a queste cose che ho ascoltato già da molto tempo, mi meraviglierei assai se qualcosa di esse mi fosse sfuggita. Io in quel tempo le ascoltavo con molto piacere e come un passatempo, e il vecchio volentieri mi insegnava mentre io lo interrogavo di frequente, sicché mi sono rimaste impresse come pitture indelebili a fuoco: a costoro subito dissi fin da questa mattina queste stesse cose, perché avessero abbondanza di discorsi insieme a me.
Ora dunque, ed è la ragione per cui è stato detto tutto ciò, sono pronto a riferire, Socrate, non soltanto per sommi capi, ma ciascuna cosa proprio nel modo in cui l' ho ascoltata: quanto ai cittadini e alla città che tu ieri ci hai delineato come in una favola, ora trasferendoli nella realtà, li metteremo qui, come se quella città fosse proprio questa, e diremo che i cittadini che hai mentalmente rappresentato sono quei nostri reali progenitori di cui ha parlato il sacerdote.
Prima di Platone, Atlantide è citata da Esiodo, che nacque nel 700 a. C., nella sua Teogonia, 938, dove designa con l’aggettivo “Atlantide Maia”, in quanto figlia del titano Atlante “dal cuore violento”, Teogonia 509. Quasi contemporaneamente ne parla anche Omero (Odissea I, 53 e VII, 245) dove dice che anche Calipso è figlia del “terribile Atlante”; Erodoto nato nel 480 a.C. “Nelle Storie I, 203” scrive: “Il Caspio è un mare a sé, che non comunica con l’altro, poiché nell’insieme, il mare che percorrono con le loro navi i Greci, quello che è chiamato Atlantico oltre le Colonne d’Ercole e quello Eritreo costituiscono un mare unico,” quindi può essere che ci si riferisca al mar Nero. Guarda caso proprio nel Mar Nero dove recentissimamente, a 91 metri di profondità, sono stati individuati dal ricercatore Robert Ballard, i resti di un insediamento risalente addirittura a prima del Neolitico che confermerebbero anche il fantomatico Diluvio biblico, almeno secondo gli studi sugli strati geologici riportati dall’ingegnere Hans Joachim Zillmer nel suo libro ”L’Errore di Darwin”. Ciò che incuriosisce, sono le ricerche effettuate da Walter Pitman e Bill Ryan sul fondo del Mare e che nel 1999 portarono alla scoperta di strati argillosi di piante legnose ed erbe, materiale organico per il quale è stato possibile applicare le tecniche di datazione con il metodo del radiocarbonio, e dai vari carotaggi sembra indicare un’unica datazione di 7.540 anni e ciò comproverebbe solo un rapidissimo cataclisma, ed infatti anche gli scienziati della Birmingham University, dopo aver ricostruito il paesaggio locale per mezzo dei computer, sono convinti che circa 10,000 anni or sono, l’intero fondo del Mar Nero era una valle rigogliosa, abitata dagli antenati degli europei. Inoltre, sempre sul fondo del Mar Nero nella parte nord orientale del Caucaso russo, sono state rilevate altissime concentrazioni di materiali radioattivi come cesio 147 e stronzio 90 che gli studiosi attribuiscono alla catastrofe nucleare di Cernobyl dell'aprile 1986, ma è da vedere quali siano le vere correlazioni, potrebbe essere il residuo di un esplosione atomica avvenuta millenni fa. Erodoto “Nelle Storie VI,184” descrivendo la regione desertica sahariana del Fezzan (Libbia sud occidentale), ci ricorda che gli indigeni chiamano Atlante una montagna altissima e si definiscono loro stessi atlanti, scrive: ”il ciglione sabbioso si estende fino alle Colonne d’Ercole e anche oltre,” dove un tempo si credeva che Atlante sostenesse la volta del cielo. Questo, a mio parere, avallerebbe in parte anche la teoria di studiosi e scrittori come Qiixe Cardinale, che nel suo libro “il Ritorno delle Civiltà Perdute”, sostiene che l’Africa era parte dell’antica Atlantide che esplosa, avrebbe originato l’odierno Sahara. Le sculture di Tassili in Algeria, le misteriose piccole sfere metalliche ritrovate ad Ottosdal in Sudafrica, le misteriose figure e i petroglifi rimasti, rappresentano assieme alla sabbia, ciò che resta di città come Jabbaren e Sefar, che in un tempo preistorico erano immerse in una lussureggiante terra tra olivi e cipressi; infatti vi troviamo rappresentati grandi personaggi stilizzati dalla testa rotonda, scene di vita quotidiana, pastori con mandrie al pascolo, scene di caccia con guerrieri armati di arco e frecce e figure enigmatiche che rievocano strani esseri mitologici, o ricordano gli odierni corredi spaziali. Crizia descrive la fertilità delle di queste terre popolate anche dagli elefanti: "Dal mare, verso il mezzo dell'intera isola, c'era una pianura; la più bella e la più fertile di tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta”. Anche lo storico Teopompo di Chio narrò di una terra in mezzo all'oceano conosciuta come Meropide (ovvero terra di Merope). Questa descrizione era inclusa nel libro VIII della sua voluminosa Filippica, che contiene un dialogo tra re Mida e Sileno, un compagno di Dioniso. Sileno descrive i Meropidi, una razza di uomini che crescevano al doppio dell'altezza normale e abitavano due città sull'isola di Meropis: Eusebes (Εὐσεβής, "città pia") e Machimos (Μάχιμος, "città combattente"). Egli inoltre scrive che un'armata di dieci milioni di soldati attraversarono l'oceano per conquistare Iperborea, ma abbandonarono tale proposito quando si resero conto che gli Iperborei erano il popolo più fortunato del mondo. Il filosofo Proco, 410- 485 DC, racconta di un isola grande, veramente esistita, per quello che narravano gli storici dell'epoca e per i ricordi della gente che abitava in un gruppo di isole a ovest delle coste europee. Secondo le storie del tempo vi erano sette isole sacre a Persefone, e tre più grandi: una sacra a Plutone, una ad Ammone e una a Poseidone, questa grande mille stadi, splendida fra tutte.
Dal mio punto di vista, molti studiosi hanno una parte di ragione, in quanto hanno rivelato rovine in varie parti del mondo che non sono altro che le tracce marginali di una grande terra andata distrutta da esplosioni provocate dalla caduta di meteore e asteroidi mitologicamente ricordati, infatti molti miti raccontano che prima del diluvio " il cielo cadde sulla terra" e che "la terra si era inclinata"; non a caso, a Balbek (poco lontano dal Libano), la città costruita  nell’anno 133 della “Creazione” da Caino che la chiamò Enos come suo figlio, come ci ricorda Beroso;, voluta da Salomone e i suoi Djinn (geni) per la figlia del faraone, la "Casa di Shamash", nome semitico del dio sumero Utu, lo strato della superficie della Corte appare vetrificato, probabilmente provocato da un’ignota fonte di calore a cui possono essere state esposte le pietre. Si racconta che un grande oggetto di fuoco abbia solcato il cielo portando grandi catastrofi e distruzioni; anche se alcuni parlano di una guerra nucleare, ma credo che questa meteora, in realtà abbia anche accelerato quella deglaciazione, allora in atto, che la scienza ormai ha comprovato e che la stessa bibbia ricorda quando Ezechiele cita le “Pietre moventi” dell’Eden; non a caso, alcuni studiosi sostengono che l’era glaciale si sia interrotta proprio 13000 anni fa lasciando la Terra nello stato che conosciamo.
Come si può leggere nel "Timeo", il sacerdote di Sais e Solone discussero proprio sul mito di Fetonte e il primo disse a Solone che questo mito voleva solo spiegare come una cometa, deviata dall'orbita originale, fosse caduta sulla terra.
Il meteorite, forse proveniente dalla Zona degli Asteroidi, dovrebbe essere caduto nell'emisfero boreale, probabilmente nell'Oceano Atlantico settentrionale esso avrebbe causato la fine dell'ultima glaciazione. Otto Muck, ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno del 8498 a.C. L'impatto del meteorite con l'Oceano avrebbe creato un enorme maremoto ed il calore dello stesso avrebbe provocato perturbazioni violentissime e devastanti che si sarebbero abbattute su tutto il mondo. I “sopravissuti” si recarono in luoghi più sicuri  ad esempio nell'America centrale e meridionale, dove probabilmente diedero un primo impulso a future civiltà.
Io con l’aiuto di Google Earth sono riuscito ad individuare dove la meteora del mito di Fetonte è caduta, dato che, come risaputo, ogni mito è la spiegazione di qualcosa di inspiegabile, ma realmente accaduto. Guardate queste immagini che parlano da sole, infatti vi si può notare un enorme cratere che fa pensare ad una caduta di un corpo celeste  Fetonte era il figlio di Apollo e della ninfa Climene; secondo il mito Egli chiese al padre di lasciargli guidare il carro del Sole; ma, a causa della sua inesperienza, ne perse il controllo,: prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea  poi scesero troppo vicino alla terra, devastando la Libia che divenne un deserto. Infatti tuttora vi si possono osservare sabbiose dune, alti torrioni di roccia nera che sembrano bruciati dal sole e corrosi dal vento.
Zeus intervenne per salvare la terra e, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde alle foci del fiume Eridano, e le sue sorelle, spaventate, piansero abbondanti lacrime con viso afflitto e vennero trasformate dagli dèi in pioppi biancheggianti. Bisogna ricordare che il Po era chiamato dai Greci Ἐριδανός Eridanós (da cui il latino Eridanus e l'italiano letterario Eridano). Questo nome in origine indicava un fiume mitico che sfociava nell'Oceano e solo in seguito venne identificato con il Po. Eridanós contiene l'antichissima radice (*RDN) comune ad altri fiumi europei (Rodano, Reno, Danubio).Presso i Liguri era detto Bodinkòs, da una radice indoeuropea (*BHEDH) che indica "profondità", la stessa da cui derivano i termini italiani "botola" e "fossa, fossato". Detto ciò è chiaro che in origine esisteva un fiume  profondo che sfociava nell’Oceano in prossimità del cratere sotto evidenziato causa della caduta della meteora “Fetonte” che cadde, proprio nella foce dell’Eridano. Come ci ricordano il mito citato da Platone
Noterete nell’immagine che segue, tratta da Google Earth il rilievo centrale del continente con le cime emerse delle Azorre dove abbondano le pietre bianche, nere e rosse, i colori di pietre vulcaniche che sono abbondanti ad Atlantide, essendo un isola vulcanica; ed è grazie grazie al Berlitz che ci si sofferma su questo particolare accennando alle pietre con cui venivano costruiti gli edifici Atlantidei. “L'isola, in cui stava la reggia, aveva il diametro di cinque stadi  (888 metri). Questa d'ogni intorno e le cinte e il ponte largo un peltro (29,60 metri ) li rivestirono da una parte e dall'altra con un muro di pietra, imponendo torri e porte sui ponti lungo tutti i passaggi del mare. E d'ogni intorno sotto l'isola,, ch'era nel mezzo, e sotto le cinte di fuori e di dentro tagliarono delle pietre, alcune bianche, altre nere, altre rosse, e così scavarono nell'interno dell'isola due bacini profondi con la stessa roccia per copertura. E gli edifizi, alcuni ne formarono semplici, altri per diletto con varia mescolanza di pietre, dando a ciascuno la sua giocondità naturale”.
Ricordo che Atlantide è stata ipotizzata in decine di posti:  Io stesso ho scoperto ed riscontrato inedite,nuove e strane conformità nelle coste dell’oceano atlantico, sia dalla parte del centro America che dalla parte dell’Africa, che si possono ricondurre a siti archeologici sottomarini, guardate queste immagini che ho ricavato da Google Earth ,
A Tihaunaco, città fatta risalire a 12.000 anni fa (Raffigurazioni di un tipo di animale proboscidato ormai estinto, analizzate dagli studiosi con il “metodo del radiocarbonio”), che era chiamata anticamente Chucara, che significa “dimora del sole”, in essa si penetrava da gallerie oscure che sbucavano all’interno dove vi risiedeva una razza dalla pelle bianca, pare vi esistesse un padre di tutte le cose chiamato “Mut, o Mout”, un dio considerato signore del tuono e del fulmine, rappresentato con quattro dita, deità simili a quelle riscontrate in amazzonia;
Altri resti d’un antica civiltà, attribuiti ad Atlantide, sono stati trovati sui rilievi sottomarini oltre lo stretto di Gibilterra, (Azzorre);
Sul fondo del enigmatico “Triangolo delle Bermuda”, il triangolo di mare compreso tra le Bermude, le Bahamas e Porto Rico, meta di strane scompare, avvistamenti e di esperimenti su strane energie di occultamento condotte da militari americani;
Atlantide è stata ipotizzata anche nella Sardegna dei Giganti, un popolo adoratore delle stelle e della luna. La leggenda tramandata da padre in figlio, affiancata da sconcertanti ritrovamenti, sono narrati nel libro di Luigi Muscas che riporta testimonianze e leggende ponendo dubbi e interrogativi;
Una notizia esclusiva dell’Herald de Paris riferisce di una presunta scoperta di una città sommersa nei Carabi. Mentre sembra un errore la scoperta dell’ingegnere aeronautico britannico - Bernie Banford - che per poche ore ha creduto di trovare questa ipotetica isola al largo delle coste africane. La zona si presenta non naturale e quindi non collocabile come semplice fondale marino: a poche ora dalla presunta scoperta Google smentisce l'ipotesi spiegando che la causa sono i sonar delle navi;
Al largo di Bimini, una formazione di pietre ritenuta oggi solo una formazione naturale, anche se per alcuni appaiono chiare enormi cupole, di cui una pare raggiunga la misura di 55 metri per 43, ritenuta probabile base di una piramide. Manson Valentine, Jacques Mayol, Harold Climo, Robert Angone hanno trovato templi a gradini nella zona di Bimini proprio nel 1968 e le mangrovie fossilizzate analizzate col "C14" hanno indicato un età di dodicimila anni. I medium Edgar Cayce affermava il ritrovamento di Atlantide proprio nel 1968 che puntualmente avvenne molti anni dopo la sua morte;
Pierre Benoit conoscitore  delle teorie del geografo francese E. F. Berlioux pubblicate nel 1874 ed approfondita in «L’Atlas primitif et l’Atlantis» ipotizzò l’esistenza nel Sahara occidentale, in tempi preistorici, di un mare denominato Sahariano e localizzava Atlantide nell’area della catena montuosa del Hahggar, nel sud dell’Algeria in pieno deserto, zona tra l’altro allora ancora inesplorata e protetta dai Tuareg;
Al largo di Malta rovine attendono di essere studiate; ugualmente presso l’isola di Cipro nell’Egeo e con l’isola di Cantorini; ed un'altra teoria la colloca addirittura, nel canale di Sicilia, “i relitti di Atlantide sarebbero l'attuale Pantelleria e le isole Pelagie”;
Altri la locano sotto i ghiacci del Polo Nord o nell’Antartide, ormai ricoperto dai ghiacci ma un tempo ricoperta da lussureggiante pianure. Infatti, nell’emisfero sud metà dell’Antartide un tempo era libero dai ghiacci; il polo si trovava nelle isole Macquarie, quindi la penisola di Palmer, l’area di Weddel, la terra della Regina Maud ed è qui che  l’ammiraglio Flavio Barbiero collocò l’Atlantide, esattamente"Sulla base della descrizione di Platone,  posiziona il monte sacro di Atlantide è esattamente a 79° di latitudine sud e 45° longitudine ovest, nella parte orientale della cosiddetta isola di Berkner”. Inoltre le acque interne del mare di Weddell sono delimitate dalle Sandwich, un arco di piccole isole distanziate in modo regolare: le coste a picco sul mare, a quel tempo ad un livello più basso, danno tutt’oggi l’idea di enormi colonne che si elevano dal fondo dell’oceano; ed ecco quindi, secondo il Barbiero, le vere "Colonne d’Ercole" di cui parla Platone;
Piramidi si trovano anche sui banchi delle Bahamas e al largo di Cuba con ritrovamento di rovine sommerse. Il 28 maggio 2002, in un articolo pubblicato online sul sito ufficiale del National Geographic dal titolo “Nuove scoperte subacquee sollevano domande sui miti del diluvio”;
La scoperta dei giapponesi poco distante dall’’isola di Yonaguni che alcuni credono siano i resti di Mu, il continente scomparso.
Altri esploratori ancora ritengono l’Atlantide origine delle loro vestigia, per esempio i maya e gli aztechi dicono di provenire da un continente chiamato Aztlan, un luogo ad oriente, nell'Oceano Atlantico; gli Olmechi parlavano di Atlaintika, i Vichinghi di Atli, i Fenici e i Cartaginesi, di Antilla; i Berberi di Atarantes e gli Irlandesi di Atalland. Aztlan, i Baschi da Atlaintika, gli indiani da Attala; nel testo del Bhagavata Purana, in cui si narra della lotta del re Salva contro il dio Krishna. Salva si era procurato un Vimana, grazie all'aiuto di un certo Maya Danava, qualificato come "abitante di un sistema planetario chiamato Talatala". Lo storico romano del IV secolo d.C. Ammiano Marcellino, dissertando sulle perdute opere di Timagene, uno storico attivo nel I secolo a.C., scrive che anche i Druidi della Gallia riferirono che parte degli abitanti di quella terra erano migrati lì da isole lontane in mezzo all’oceano, e molti intesero che si parlasse dei sopravvissuti di Atlantide giunti via mare nell'Europa occidentale. Nel “Libro delle Conquiste”, un antichissimo manoscritto irlandese, si narra che "in un giorno di maggio, dall'altra sponda dell'oceano arrivò la stirpe dei Tuatha dè Danan". Giunsero da una terra nordico iperborea, dalla “Terra dei Tumuli” al di là della regione delle brume e del fiume oceano, dall’Avallon; questi “semidei luminosi in carne ed ossa” fecero dono ai nativi d’Irlanda oggetti e armi magiche delle loro patrie atti a favorirne lo sviluppo, fra cui la spada Nuada del regno di Findias, la lancia di Lug del regno di Gorias, la conca o calderone di Dagda del regno di Murias e la Pietra del Destino del regno di Falias; armi simili proprio a quelle descritte nel “Mahabarata” indù, o a quelle della mitologia greca, basti pensare ai calzari alati per volare, al sacco che si adattava al contenuto e all’elmo che rendeva invisibile, oggetti donati dagli iperborei a Perseo che già possedeva un’invincibile spada donata da Hermes e uno scudo brunito di Atena, in questo caso per distruggere le Gorgoni tra cui la mitica Medusa dallo “sguardo pietrificante”. L’antica tradizione celtica, prevedeva rituali di unione sessuale tra un sacerdote rappresentante del dio e una sacerdotessa probabilmente una di quelle stesse ”figlie degli uomini” di cui ci parla il profeta Enoch, usata come veicolo per manifestare sulla terra una nuova “stagione di semidei”; infatti anche nella tradizione celtica compaiono i Fomori o Fomoriani, anch’esso un popolo di gianti come i Titani ed i Mu a Luskha, ricordati dagli indiani Omaha e giunti per primi dall’Oceano Pacifico sulle coste americane a distruggere le tribù native e a stuprare le loro donne fondando poi le loro città, cosa confermata anche dall’indiano Frank La Fleche che divulgò la notizia del ritrovamento, nel 1870, in quelle terre, di otto giganti. l’italiano Antonio Pigafetta, che mise per iscritto una descrizione del viaggio di Magellano, nel suo libro “Relazione del primo viaggio intorno al mondo” pubblicato nel 1524, descrive chiaramente l’esistenza di Giganti nella Patagonia riferendoci: “Questo era tanto grande che li davamo alla cintura”.
Nel testo del frate domenicano Annio da Viterbo: Berosi Sacerdotis Chaldaici antiquitatum libri quinque cum commentariis Ioannis Annii Viterbensis Sacrae Theologiae  nunc primum in antiquitatum studiorum commoditatem sub forma Enchiridii excusi et castigati Antuerpiae, che ebbe la possibilità di cercare e raccogliere informazioni fra i codici originali manoscritti dell’immensa biblioteca vaticana; nell’edizione della Wittemberg del 1612 che posseggo, ci racconta che Beroso chiarisce la saga dei giganti che da occidente a oriente imposero il loro potere e la loro malvagità propagata sotto l’egida di una civiltà avanzata, che aveva il suo centro proprio nel Mediterraneo e nell’ Egitto, Libia, Tirrenia e Attica, in realtà Io Credo sia proprio la mitica Atlantide.  Beroso di Babilonia ci riferisce sostanzialmente che gli antenati Caldei avevano potuto trascrivere nei loro libri eventi avvenuti prima del Diluvio universale, ci dice che esisteva a quei tempi dalle parti del Libano una città  di Giganti chiamata Enos, questi giganti con la loro forza e con le armi da loro inventate, avevano imposto il loro potere in tutto il mondo; Essi raggiunsero una nefandezza e una lussuria così grande che li portava a soddisfare qualsiasi piacere, cibandosi persino di interiora di bestie gravide e carne umana e accoppiandosi indifferentemente con qualsiasi donna o bestia, spregianti della religione e degli dèi del tempo. Del resto traccia di questi “giganti” continua a emergere in tutto il mondo.
Nel 1882 fu scritto un libro da Ignatius L. Donnelly,  " Atlantis: the Antediluvian World"; il quale sosteneva la tesi che Atlantide era l'inizio della civiltà moderna, il luogo da dove partirono le influenze culturali che si sparsero per tutti i continenti. Infatti questo pensiero, a mio parere è corretto, Atlantide fu probabilmente la madre dell’alfalbeto e territorio d’origine degli arii e dei semiti. Inoltre molte sono le somiglianze che ho riscontrato e scoperto tra la cultura egizia e quella delle genti precolombiane tanto da ipotizzare l’Atlantide all’incirca come è raffigurata nell‘incisione del Berte del 1800, che possiedo nella mia collezione personale e più dettagliata di quella precedente disegnata da Athanasius Kircher nel 1678. A tal proposito incuriosisce anche una delle ormai note Pietre di Ica, ritrovata in Perù, che sembra evidenziare, come affermava lo stesso dottor Cabrera, proprio il mitico continente scomparso come potrete apprezzare nelle immagini che seguono che ho correlato tra loro.
Comunque quello che presuppongo è che questo regno fosse un tempo retto da una confederazione, che governava non solo l’isola, oltre le Colonne d’Ercole, ma anche l’America, l’Africa, l’Egitto, l’Europa, compresa l’Italia. Non a caso sempre più, affiorano tracce di civiltà pre-diluviane. Non è un caso che le piramidi di Teotihuacan, per alcuni aspetti, oltre a essere simili alle ziggurat sumere, sono simili alle piramidi di Giza; basti pensare che la Piramide del Sole e la Grande Piramide di Cheope sono entrambe costruite su piattaforme artificiali e misurano al lato rispettivamente 227 metri a Teotihuacan e 230 metri a Giza con uno scarto minimo di tre metri; poi come non ricordare l’orificeria tumbaga, con la curiosa fusione con l’arsenico della civiltà precolombiana che potrebbe essere benissimo lo stesso oricalco che Filopono, il commentatore di Aristotele, sostiene essere l'ottone e che secondo altri era, nvece, una lega di bronzo simile all'oro, formata da rame e da piccole parti di stagno, piombo e zinco.
In ogni caso, oltre alla miriade di similarità che si possono riscontrare tra le varie culture, è bene sapere che molte sono state le tesi in merito all’esistenza di terre sconosciute, ad esempio a Madrid un discendente di Hernan Cortés, un professore chiamato Jean de Troy Ortalano, aveva in suo possesso un raro documento noto col nome di Codex Troanus, che apparteneva da generazioni alla sua famiglia. Questo documento di settanta pagine, in seguito riunito con l'altra metà, il Codex Cortesianus di quarantadue pagine, fu ribattezzato “codice di Madrid” e costituisce il manoscritto maya più importante e corposo esistente al mondo, e proprio da questo, già Nel 1864 l'abate Charles Etienne Brasseur, detto de Bourbourg, lo scopritore del "Popol Vuh",  che in Guatemala salvò i così detti Annali di Cakhiquel, opera redatta da un gruppo maya affine ai Quiché, trovò sostegno ai miti atlantici narrati dagli indigeni della Mesoamerica; ritenendo, per l’appunto, che una grande isola continentale chiamata Mu, “Atlantide”, si estendesse un tempo dal golfo del Messico fino alle isole Canarie. I maya, a suo parere, discendevano dai superstiti di un grande cataclisma, anzi una serie di cataclismi, che avevano inghiottito quel continente. Egli avanzò l'ipotesi che la civiltà fosse nata proprio ad Atlantide, e non nel Vicino Oriente come si riteneva e si ritiene generalmente, e che fossero stati i superstiti di Atlantide a introdurre la civiltà in Egitto, oltre che nell'America Centrale. Queste idee però allora non ebbero fortuna nel mondo accademico, come accade tuttora, ma se non altro fornirono e forniscono, per alcuni obbiettivi ricercatori, una spiegazione a certe sconcertanti somiglianze fra la civiltà e scrittura maya e quella egizia. Del resto il de Bourbourg tradusse i manoscritti applicando il metodo inventato nel cinquecento da Diego de Landa, un monaco spagnolo che divenne vescovo dello Yucatan; lo stesso che dal 1562 in poi fece bruciare i testi maya ritenendoli solo superstizione; ma il caso lo portò poi a interessarsi alla scrittura maya elaborando una sua tavola comparativa tra simboli e alfabeto che successivamente fu ritenuta errata. Ed è proprio da questa tavola comparativa che il de Bourbourg tradusse i manoscritti traendo le sue idee ed anche il termine Mu, prima di allora sconosciuto, anche se nel famoso libro sacro Maya, ora al British Museum, si legge: "Nell'anno 6 del Kan, il II muluc, nel mese di zac, si fecero dei terribili terremoti e continuarono senza interruzione sino al 13 chuen. La contrada delle colline di Argilla, il paese di Ma, fu sacrificato. Dopo essere stato scosso due volte, scomparve ad un tratto durante la notte. Il suolo era continuamente sollevato da forze vulcaniche, che lo facevano alzare ed abbassare in mille località”. Questo testo è chiamato il Popol Vuh (letteralmente, “libro della comunità” o “del consiglio”), o per l’appunto, il testo sacro dei Maya Quiché del Guatemala che raccoglie la genesi, la mitologia e la storia antica per quanto riguarda le migrazioni e il contatto con le culture olmeca, tolteca e maya yucatena. Anche un altro manoscritto Maya, tradotto nel 1930 dal brasiliano Bolio, racconta che "Nell'undicesimo giorno Ahau Katun cadde una pioggia violentissima e ceneri dal cielo. In una sola grande ondata le acque del mare si rovesciarono sulla terra e il cielo precipitò"; catastrofi simili le troviamo in tutte le culture; tavolette Babilonesi parlano di esseri discesi dal cielo: "venne poi il diluvio e dopo la regalità scese di nuovo dai cieli. Gli antichi Dei che portarono la civiltà e la luce del progresso sulla terra sparirono a causa della caduta dell'ultima delle lune". la stessa Apocalisse rifferisce: "Cadde dal cielo una grande stella ardente, come una torcia e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La stella si chiamava Assenzio. (Apocalisse 8,10).
La terra sarà tutta un deserto Stelle e costellazioni smetteranno di brillare e il sole si farà oscuro fin dal mattino e la luna non splenderà più. (Isaia 9,10).
 Successivamente, fu ritenuto che il manoscritto di Madrid trattasse in realtà di astrologia, ma nonostante ciò, molti contagiati da queste idee si ispirarono sull'argomento, come l'americano Ignatius Donnelly che scrisse: Atlantis, the Antediluvian World, ("Atlantide, il mondo antidiluviano") e James Churchward, un colonnello dell'esercito britannico in pensione, che, nel corso dei suoi viaggi in Oriente alla fine dell'Ottocento, finì con l'imbattersi nella storia di una remota civiltà scomparsa nella notte dei tempi, proprio il continente di Mu, l'Impero del Sole, fonte di tutte le antiche civiltà del pianeta, in una serie di antichissime tavolette di terracotta, le tavolette dei Naacal, custodite in un tempio indiano, ma in realtà non è mai stata accertata la loro esistenza. Ne scrisse addirittura un libro: Mu: The Lost Continent, pubblicato nel 1926; che avviò una serie di teorie e pubblicazioni che ancora oggi trovano interesse presso una grande numero di curiosi. Ma del resto già il secolo prima nel 1830 appare anche un curioso libro, Il libro di Mormon, una vera e propria bibbia della setta dei Mormoni, che descrive una distruzione con caratteristiche atlantidee ricavata, a quanto pare, anch’essa dal ritrovamento di alcune tavole scritte in una lingua sconosciuta; e racconterebbe dei superstiti del popolo di Nefi, che si erano rifugiati in tempo in una terra ricca costruendo templi e città, tra cui il tempio di Palenque ed una grande fortezza identificata poi con Machu Picchu.
Ciò che nessuno ha ufficialmente detto e che in realtà, migliaia di anni fa discesero degli esseri e accoppiandosi e/o intervenendo geneticamente sulla vita primitiva del pianeta, crearono anche l’uomo, così come lo conosciamo. Questi Dei lo istruirono e gli insegnarono le basi della civiltà cosa che è confermata da moltissimi scritti e leggende in tutte le culture come Io stesso ho dimostrato nel mio testo L’Invisibile mistero della Creazione, indagine sulle problematiche cosmologiche e antropologiche e come alcuni studiosi. hanno già dimostrato scientificamente l’esistenza di un elite geneticamente diversa dalle culture locali, ma garante della loro diversità è inspiegabilmente presente in tutto il mondo. Questi esseri considerati Dei, ma ben lontani da esserlo, rivelarono la loro impotenza contro le forze della natura che colpirono il nostro pianeta ed allora se ne andarono, lasciando l’Uomo, la loro “Creazione” sulla Terra che ancor oggi visitano e magari usano per i loro esperimenti.
Non a caso mummie bionde dai tratti caucasici sono state ritrovate in India, America, Africa e in Cina, sembra che in un’epoca antica, una popolazione di questo tipo abbia stabilito colonie proprio in tutto il pianeta, mantenendo circoscritta la sua mescolanza genetica in una sorta di elite; ma c’è da chiedersi chi erano questi popoli biondi del tutto estranei alle etnie locali? Legati agli Shemsu Hor, i semidei Seguaci di Horus e i biondi Viracocha delle mitologie americane, gli irlandesi, Thuata Dè Danann e molti altri ancora? Verso la fine del IV millennio a.C. il popolo noto come i Seguaci di Horus, che appare in un evidente status aristocratico altamente dominante che governava l'intero Egitto. Lo stesso Diodoro siculo, ci ricorda che in Nisia d’Arabia c’è una colonna scolpita con lettere sacre dedicata ad Iside e Osiride e mi soffermo su quella frase dove Osiride dice: “E sono il maggiore dei figlioli de’ Saturno, Pianta nata dalla bellezza, et dalla generosità; la quale non ha avuto dal seme l’origine sua”. Apparirà chiaro il significato di queste parole che va ad indicare soltanto una creazione avvenuta con una manipolazione genetica.
La teoria dell'esistenza di questa razza è confortata dalla scoperta nelle tombe del periodo pre-dinastico, nella parte settentrionale dell'Alto Egitto, dei resti anatomici di individui con un cranio e una corporatura di dimensioni maggiori rispetto agli indigeni locali, con differenze talmente marcate da rendere impossibile ogni ipotesi di un comune ceppo razziale. Ugualmente in Messico sono stati ritrovati teschi allungati o deformi, più grandi del normale, e ciò incrementa i legami tra l'Egitto e l'America, oltre ad accrescere la possibilità di un ceppo razziale comune alla base delle due culture, conferma l’esistenza di esseri venuti dal cielo. In Egitto ai tempi della XII dinastia, pare vi fossero quattro razze: i Manu o Amu, dalla pelle gialla di origine asiatica,; i Nassu o Halasiu , neri, con i capelli lanosi; i Tamaku o Tamahu dalla pelle bianca con gli occhi celesti, provenienti dalla Libia e dalle isole del Gran Verde; infine i Rutennu o egizi di razza rossa che come i Fenici si definivano "i rossi".
In lingua ebraica lo stesso Adam significa "rosso" e Adamatu invece, la terra rosso scura dalla quale Geova formò Adamo. Anche i sumeri raccontano come la Dea Madre mescolò il sangue di un Dio, il "Nepesh", alla terra, nella casa di Shi.In.Ti, dove veniva alitato il vento della vita, per formare l'Adama; quando avvenne il diluvio la Dea Madre è così descritta:
 “La dea Madre guardava e piangeva...
le sue labbra erano arse dalla febbre...
"Le mie creature sono diventate come mosche
hanno riempito i fiumi come libellule,
la loro paternità è stata portata via dal mare in tempesta…"
I Rutennu erano gli uomini del mare di Rute che con Daytia pare fossero le due isole superstiti di Atlantide; apparirà evidente che il popolo “rosso” che appare in tutto il mondo, dai pellirosse americani agli egizi, fenici, ecc. sono solo la specie su cui intervennero gli Dei. Qundi il Dio, “uno degli Elohim”,YHWH, Jahvè, Geova, Giove, Zeus che “Creò l’uomo” con l'argilla rossa e soffiò nelle sue narici l'alito della vita mutandolo in un "Nepesh": spirito, anima e sangue; è lo stesso Dio che dal cielo controlla l'operato di una divinità un tempo scesa in terra e dei suoi figli e che interviene per punire le scelleratezze di coloro che “Dei e semidei” non sono più, a causa delle connivenze con le debolezze dei mortali; proprio ciò che accade ad Atlantide.
Atlantide probabilmente, era una civiltà scientificamente avanzata, creata da queste deità, basti ricordare gli enigmi e reperti come la stele Olmeca di Cerro de la Cantera, che rappresenterebbe un'astronave, o il misterioso teschio di cristallo attribuito ai Maya, realizzato con tecniche allora quasi impossibili e che sembra nascondere un sapere arcaico, nonché addirittura energie curative, l’Occhio di Quetzalcoatl che rappresenterebbe una sorta di astronave che un tempo solcava i cieli del Pianeta; e molti altri che sono tuttora allo studio della Paleoastronautica, infatti tutte quelle Deità azteche, egizie, su mere e assire, come Quetzalcoatl, Horus, Ashur, Marduk, ecc.; di cui si racconta che facevano piovere fuoco o annientare i nemici con lampii e paragonati a uccelli spesso scolpiti in sculture che li rappresentano alati o assisi ad uscire dal becco di un uccello, non sono altro che la rappresentazione di quei esseri civilizzati che potevano volare su incredibili vascelli volanti, atterrando ed uscendo da essi e che le genti primitive potevano solo considerare e rappresentare simili ad uccelli. Accade ciò che è descritto nei testi Indù, nella Bibbia, confermati, per esempio, anche nel rotolo 4Q SI40, riportato nel libro di Luigi Moraldi "I manoscritti del Qumram", edizioni Utet 1986, dove si trova una descrizione del "carro" del Signore, il Merkabah. “Circondato di Cherubini che "ritornano ed escono tra le ruote della sua Gloria come immagini di fuoco", creature "splendenti" con indosso meravigliosi abiti multicolori, più splendenti del sale puro. Gli spiriti del Dio vivente scortano la gloria dei "carri". (...) quando si apprestano tace il suono delle acclamazioni e la "brezza" della benedizione in tutti gli accampamenti di Dio”.
Sempre nel mio testo l’Invisibile mistero della Creazione, richiamo l’esistenza di quell’Età dell’oro che tutti conosciamo, probabilmente era l’Atlantide primitiva, impregnata di sapienza, purezza e benessere, forse quella terra dove regnava la “Primavera Eterna” dei longevi “Iperborei”, Protoari o “Uomini Trasparenti”, dove la terra produceva da sé, citata da Ovidio, Virgiglio, Esiodo, Erodoto e Diodoro Siculo, quest’ultimo tra l’altro, racconta una strana storia che vede Mirina, una regina delle Amazzoni alleata con Horus figlio di Iside e in lotta proprio contro gli Atlantidi. Sempre Diodoro racconta come, dopo la perdita della loro citta' nel lago tritonide in Africa, e dopo le sconfitte militari in Africa occidentale, le Amazzoni, guidate dalla regina Mirina, invasero l’Asia sconfiggendo i popoli del Tauro, della Turchia orientale impadronendosi di alcune isole, in particolare di Lesbo, dove fondoarono la citta' di Mitilene; le Amazzoni possedevano una roccaforte a Terme, sul mar nero, ma poi furono sconfitte e alcune di loro furono costrette a ritirarsi in Nord Africa e qui ricordiamo le diverse leggende sulle Amazzoni asiatiche e sulle lotte con i Greci, tramandate da vari storici. La grande città delle Amazzoni in Africa era Chersoneso; infatti Diodoro Siculo  ci dice che “fabbricarono nello stesso lago del Tritone una città, che dalla sua figura fu chiamata Chersoneso".  A proposito delle amazzoni e dell’isola amazzone, Diodoro Siculo, collocando nello stesso tempo anche l’Atlantide, afferma: “Dicesi che l’abitatione loro è nell’Isola Hespera, perché essa è posta verso Ponente  così detta. E questa è nella palude Tritonide, la quale, all’Oceano vicina, ha dal fiume che in essa mette, di Tritonia il nome. Dicesi che questa palude è ne’ confini dell’Etiopia, (qui bisogna ricordare che i greci chiamavano Etiopia le terre a meridione dell'Egitto ed in realtà denominavano così l'intera Africa perché abitate dagli etiopi, gli uomini “dal viso bruciato”; le fonti etiopi, invece, nei loro testi sacri fanno derivare il nome dal termine Ityopp'is che designava il popolo figlio di Cush, figlio di Ham, il fondatore della città di Haksum),  vicino ad un monte, il quale è appresso all’Oceano, che di grandezza avanza tutti gli altri, che sono in que’luoghi, che soprastà a quel mare, è da Greci Chiamato Atlante. E si dice, che quest’Isola è molto grande, abbondevole di tutti i frutti de gl’ alberi di diverse sorti, de’ quali vivono di essa gli abitatori: e che in essa sono in gran numero greggi di capre e di pecore del late delle quali, e delle carni usano servirsi per cibo loro. Non hanno gia del grano…”.
L’elite atlantidea sopravvissuta alle catastrofi è probabilmente l’insieme di quegli stessi abitanti, Dei e Semidei (originati da interventi genetici), che si rifugiarono ad Agarthi, chiamati anche “Maestri Sconosciuti”, coloro che, per l’appunto, avrebbero avuto origine dall’antichissimo continente di Gondwana che secondo i Geologi includeva un tempo anche Africa, Arabia, India, Ceylon, Australia, Nuova Zelanda e Sud America. Alla fine del Giurassico, sempre secondo i geologi, questo continente che non conosceva stagioni iniziò a smembrarsi, e durante il Terziario (circa 20 milioni di anni fa), circa l’era dell’arrivo dei “Kumaras” gli dei che giunsero dal cielo, I'Antartide si sarebbe distaccata completamente dall'America Meridionale. Questa catastrofe per alcuni avrebbe origine dallo spostamento dell’asse terrestre dovuto alla caduta di una luna, o di un corpo celeste sulla terra, che nel suo percorso orbitale avrebbe disegnato una spirale, che l’avrebbe portata a disintegrarsi in prossimità della terra. A prova di ciò, ci sarebbero i disegni a spirale trovati in modo sparso nelle più antiche costruzioni e sulle rocce delle caverne, che potrebbero simboleggiare altri concetti, ma che a dire di alcuni studiosi, trasmetterebbero quest’antico monito di pericolo, riscontrabile, come sappiamo, anche negli antichi testi sacri come l’Apocalisse, un monito che anticiperebbe una catastrofe che potrebbe ancora ripetersi, dato che abbiamo ancora un satellite lunare e numerose comete che circolano in prossimità del nostro pianeta. Dopo che Gondwana scomparì, a causa di questa catastrofe da loro prevista misurando le maree attraverso il “Candelabro delle Ande”, pare che queste genti per salvarsi si sarebbero ritirati in vaste gallerie sotterranee che illuminarono con una “luce” che farebbe perfino germogliare i semi. Una similare e antica tradizione persiana parla di Rustam simile al greco Eracle, o Senmurv, il catastrofico uccello primordiale che provocò una glaciazione che costrinse l’umanità a ripararsi in una caverna sigillata, miti che nella tradizione araba vennero raccolti in un testo di favole noto con il nome “Mille e una notte”. Molte culture citano l’esistenza di una civiltà sotterranea meta di un “Paradiso Terrestre”, relazionato oltre che agli umani, a dei e a semidei: per i mesopotamici era la Terra di Asar, per i tibetani era Erdemi, per i celti era la Terra dei Misteri di Dananda, per i cinesi era la Terra di Chivin “Città dei Dodici Serpenti”, per i germani era il Valhalla, per i persiani Aryana Vaejah, “la distesa Iraniana” e Alberdi, per gli egizi era l’Amenti, per i parsi Eranvej. Era la Città dei Sette Re di Edom, era l’Eden, la Colchide, Avalon, Asgard, che nella mitologia vichinga è il “recinto dei celesti”, quegli dei che sconfissero la razza dei giganti. Era la Città dei Sette Petali di Visnu, per l’appunto Shamballah, l’inviolabile capitale di Agarthi che esisterebbe simultaneamente sia sul piano fisico che mistico, i cui inaccessibili ingressi si troverebbero in India, Nepal, Borneo e nella Comunità degli Stati Indipendenti. A provare l’esistenza di queste città, oltre alle antiche città di: Marajiò, Ugarit, Tiahunaco, i ritrovamenti del Cigeo, Bimini, Yonaguni ed altri ancora, che forse un tempo fecero parte di questo regno, ci sarebbero le misteriose e numerose gallerie ritrovate in Asia, Africa, Malta, America meridionale, Haway, le grotte in Azerbaigyan di “Son et Lumières”, le grotte di Quinghai in Cina, ai piedi del monte Baigong con i misteriosi tubi che escono in superficie, chiamati dalla gente locale “i relitti degli extraterrestri”, i chilometri di grotte sotterranee in Kurdistan, e il tunnel Lima Cuzco, dove si racconta, che nel tunnel, già conosciuto dagli Inca, ci sarebbe una tomba reale inaccessibile per la pericolosità dei trabocchetti. Il ricercatore e studioso polacco Ferdinand Ossendowski, in “Bestie, Uomini, Dei”, 1923, riguardo ad Agarthi, riporta le parole di un lama mongolo secondo il quale il regno fu fondato dal primo Guru intorno al 380.000 a.C., e divenne sotterraneo per sfuggire al male, con il nome di Agharti, “l’inaccessibile”, più di seimila anni fa, all’inizio del Kali Yuga della tradizione indù, cioè “l’Età Nera”, il periodo in cui viviamo. Questo regno che si ramificherebbe in tutto il mondo sarebbe introvabile per coloro che non sono Arhat, “Illuminati”; forse consapevole di tutto ciò S. Paolo scrisse: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Filippesi 2, 10-11).. La capitale Shamballah, sarebbe la mitica “Città di Smeraldo” nominata dai viaggiatori medioevali e ricercata invano da Sven Hedin i cui viaggi sono descritti in “Im Herzen von Asien”, 1902. Il cuore del regno risiederebbe sotto l’Asia e sarebbe centro spirituale e meta di forze di energia che dallo Zed centrale, (un’antenna), condizionerebbero tutta la superficie del pianeta, esso sarebbe governato come ho già detto, da una potente triade, il Brahatma, (colui che ha il potere di parlare con Dio) ovvero il Chakravarti, (il re del mondo), che regnerebbe assieme al Mahatma, (colui che conosce il futuro) e al Mahanga, (colui che procura le cause per gli eventi), per il periodo di un Manvatara, una delle quattordici ere da cui è composto un ciclo cosmico.
associata a uno spostamertto dei poli possa aver causato la totale distruzione di una massa continentale o isola in quest' area dell' Atlantico.
A questo proposito non dobbiamo dimenticare la concentrazione di solfato presente nei campioni di nuclei ghiacciati della Groenlandia datati al 3100 a.c. circa. Questo fenomeno può essere stato provocato da attività vulcanica, dall'impatto di una cometa oppure da entrambi gli eventi.
La. leggenda di Atlantide probabilmente non avrà pace finché tutto il fondo dell'oceano Atlantico non sarà esplorato e rappresentato su mappa allo stesso livello di precisione delle carte terrestri. Con le tecniche sommergibili e ultrasoniche che vanno sviluppandosi al giorno d'oggi, questo avverrà in tempi relativamente brevi. Effettivamente, di tanto in tanto emerge documentazione relativa a strutture ciclopiche rinvenute nelle profondità marine dell' Atlantico. Quando saranno disponibili fotografie della stessa nitidezza di quelle del relitto del Titanic, sapremo finalmente se Atlantide è mito o realtà. Fino ad allora non possiamo che aspettare e fare delle ipotesi.
In questa sede manca lo spazio sufficiente per presentare ulteriori argomenti pro o contro l'esistenza di Atlantide, ma la sua esistenza è la spiegazione più verosimile all'impulso culturale che penetrò sia in Egitto che in Gran Bretagna intorno al 3100 a.c. La data di questa distruzione è molto più tarda di quella ammessa da molti atlantologi, ma, a mio parere, si adatta meglio ai fatti.
Forse dovremmo lasciare la parola finale sugli ultimi giorni di Atlantide a un libretto dal titolo Atlantis Past and to Come. Esso riporta il resoconto di "comunicazioni medianiche" con un essere incorporeo che affermava di essere stato incarnato in un abitante di Atlantide. La comunicazione medianica sta guadagnando seguito, soprattutto in America. Si basa sull'idea che un medium crei un rapporto simpatetico con un essere incorporeo e che, quindi, riferisca qualsiasi messaggio gli venga trasmesso. Mi rendo conto che potrei abusare della credulità dei lettori, cionondimeno, il messaggio trasmesso descrive il genere di disastro che potrebbe aver avuto luogo e allude agli influssi antidiluviani di Atlantide su Egitto e altri luoghi:
~ I giorni e i cicli trascorrevano e cominciarono ad apparire strani segni nel ~ cielo, segni che non significavano nulla per i "malvagi" praticanti, ma che volevano dire molto per i sommi sacerdoti della verità. Ci furono anche terremoti in luoghi in cui non se ne erano mai verificati. Si ebbero eruzioni vulcaniche e le stagioni diventarono sempre più indefinite... Presto divenne chiaro che qualcosa non andava. Il pianeta Lucifero che in genere brillava così luminoso in cielo, non sorrise più all'umanità dalla sua sede abituale, ma appariva ora sempre più vicino alla terra, diventando più grande e splendente di mese in mese... La paura di spiegò il suo gelido manto su una terra stranamente tesa. Ma gli spiriti dei grandi non disertarono i loro doveri nell' ora del bisogno. «Dovete abbandonare le vostre case, le città e i villaggi a voi cari, lasciare la buona terra che è stata per così tanto tempo parte di voi e mettervi in viaggio verso l'oscuro ignoto...». In piccoli gruppi partirono dalle coste della loro terra natale, verso est, ovest, nord e sud. Solo alcuni veri sommi sacerdoti rimasero come capitani di navi che affondano, perché sentivano che il loro destino era con la madrepatria.
Prima che cominciasse l'ultimo oscuro giorno, il Gran Sacerdote in carica radunò tutti i poteri spirituali usati dai sacerdoti della luce sulla vibrazione di Atlantide. Per mezzo di certi rituali, egli celò e sigillò queste energie in modo che nessuno potesse richiamarle fino a che non si incarnasse sulla terra un popolo dotato della giusta conoscenza e saggezza per liberarle. La chiave di questo sigillo si trova in un certo paese del mondo, la terra che voi chiamate Inghilterra. Il suo simbolo è la Spada dell' Arcangelo Gabriele - o Excalibur di Artù - e il suo ritiro significherà la nascita di una nuova razza di Atlantide.
Molti abitanti di Atlantide, che avevano abbandonato la loro terra alcuni anni prima, avevano già cominciato a creare comunità fiorenti. In Khemu [Egitto], essi ebbero grandi successi e gettarono le fondamenta dell'Egitto dinastico, come anche in regioni dell' America Centrale e Meridionale, in Europa e Grecia. Per molti anni, gli abitanti di Atlantide furono in grado di conservare il loro stile di vita, ma col passare del tempo, prevalsero sempre più le usanze delle popolazioni indigene. Le storie sulle gesta e sugli insegnamenti di questi stranieri alti e chiari vi sono pervenute sotto forma di leggende anche se molto di storte dall'ambiente fisico di quei tempi. Poi sopraggiunse il cataclisma. Grandi particelle di materia vennero scagliate nello spazio; caddero meteoriti infuocate seguite da una pioggia nera che sommerse gli uomini su cui si posò. Le viscere della terra si sollevarono protestando e le montagne vomitarono faville. La grande terra di Atlantide e coloro che vi si trovavano affondò tra le onde.
Questo è stato scritto negli anni Sessanta, prima che diventassero di moda le attuali teorie su comete o asteroidi che si abbattono sulla terra.



Commenti:
Le faccio i miei più sentiti complimenti per il suo studio su Atlantide che ha gratuitamente messo a disposizione di tutti in pdf. nel sito archeomedia.

Dopo aver vagliato varie edizioni,traduzioni,traduttori,tipografie-editrici,contesto storico,eventuali possibili censure (additive o sottrattive o puramente manipolative) sono arrivato alla conclusione che la migliore edizione in lingua italiana dell'opera omnia di Platone sia quella venuta alla luce grazie al traduttore Bembo Dardi la cui prima edizione (tradotta direttamente dal greco) fù nel 1601 e poi riproposta nel 1472 in tre volumi dal tipografo veneziano Giuseppe Bettinelli.
Ora io ho contattato due librerie antiquarie che detengono la medesima opera edita nel medesimo anno le quali librerie sotto mia richiesta mi hanno allegato le immagini dei rispettivi  frontespizi che differiscono tra loro e a mio avviso una delle due opere potrebbe essere non originale,quale delle due ipotizzo essere non originale non lo dirò per non condizionare il suo giudizio ed inoltre potrà confrontare il frontespizio della stessa opera ed edizione che lei detiene nella sua biblioteca privata,in modo da darmi una sua valutazione che mi orienti a scegliere fisicamente l'opera migliore.
Le chiedo questa cortesia perchè io sono dubbioso e perchè lei con la sua esperienza e metodo scientifico ha un "occhio"
 grandemente più esperto del mio.

La ringrazio anticipatamente della grande cortesia che spero mi potrà elargire e spero di poterla incontrare un giorno.

p.s. non sono riuscito ad allegare entrambe le immagini in un'unica mail,per cui in questa ci sarà il 2frontespizio alfa" ed in un altra mia mail seguente questa.

n.b. La Grecia è la culla della civiltà europea e stà bruciando sia in senso metaforico che letterale in maniera dolosa. Imperativo è il fare tutto il possibile affinchè come una fenice rinasca dalle sue ceneri  se non fisicamente perlomeno e soprattutto psichicamente attraverso la sua filosofia.

Nell'attesa urgente di una sua risposta le invio i miei più distinti saluti
S. Q.

 

Nuove rivelazioni sul nuovo libro dell'autore:

 





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